PADOVA - «Ho quarantuno anni, non sono una ragazzina ma non si è mai abbastanza adulti per vivere una cosa così». Parla a voce bassa ma ferma Giulia, la...
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È metà dicembre quando la donna scopre di essere incinta, la legge impone di procedere all’ivg entro i primi novanta giorni. Dodici settimane, tre mesi. Giulia è al secondo mese abbondante. «Non doveva succedere, uso la spirale, mai e poi mai mi sarei aspettata una nuova gravidanza. Ho iniziato a fare qualche telefonata, inizialmente mi sono mossa pensando fosse relativamente semplice, contattando il mio ginecologo, l’ospedale di Padova. Mi sono accorta subito che tentennavano, da lì è iniziata un’odissea». Una dopo l’altra, Giulia contatta 23 strutture ospedaliere. Le risposte erano le più disparate: non ce la facciamo, siamo già al limite, non riusciamo a stare nei tempi, ci sono le vacanze, sono tutti obiettori. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino