«Se le Ong continueranno a creare problemi saremo costretti ad arrestarli. Nel soccorso effettuato lunedì andava tutto bene nell'operazione di recupero dei...
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Cosa direte in questa conferenza stampa?
«Non dovremo dire molto più di quanto diranno le immagini, mostreremo i filmati in nostro possesso su come si sono svolte le cose. Noi abbiamo il compito di contrastare i traffici di esseri umani quindi abbiamo il dovere di rintracciare i barconi e riportare i migranti in Libia. Abbiamo oltre venti anni di esperienza nel fare questo, abbiamo salvato 80mila persone e solo quest'anno ne abbiamo recuperate 14mila».
La Sea Watch ha riferito di essere stata inviata per i soccorsi dalla centrale operativa di Roma. Perché non hanno chiamato voi?
«Noi ci muoviamo su input della nostra centrale operativa che è in contatto con Roma, ma se non hanno chiamato noi dovete chiederlo a loro».
Dalla Ong dicono che il salvataggio è avvenuto a 30 miglia dalla costa dove voi non avete giurisdizione. È vero?
«Dicono bugie perché è vero che eravamo a 30 miglia, ma abbiamo già dichiarato a tutte le istituzioni sovranazionali che la nostra area Sar è stata spostata a 100 miglia. In quella zona siamo noi i primi ad essere autorizzati per effettuare i salvataggi. Queste Ong non lavorano per salvare le persone, ma per creare confusione».
Negli ultimi tempi però sono diminuite le navi delle Ong, ma a quanto pare non è servito per evitare l'ennesimo scontro con le vostre imbarcazioni.
«Le loro navi sono meno di prima, ma quelle che operano devono capire che se davvero vogliono rispettare i diritti umani, devono prima rispettare la sovranità e l'autorità del Paese che le ospita. Non possono fare il loro comodo».
Kasem, deve però riconoscere che se le Ong cercano di impedirvi i soccorsi è perché i campi profughi libici dove voi riportate i migranti espongono questi disperati a condizioni disumane.
«Le Ong hanno miliardi a disposizione, invece di operare in mare potrebbero spostarsi sulla terraferma visto che dicono che non siamo in grado di aiutare queste persone. Tutti sanno che i nostri mezzi non sono all'avanguardia, ma nonostante tutto invitiamo tutti a vedere con quanta umanità i libici si stanno attivando per risolvere questa situazione. Ovviamente possiamo migliorare solo con l'aiuto degli altri Paesi e delle Nazioni Unite».
La scorsa settimana però, senza che avvenisse un intervento delle Ong, sono annegate 26 donne poi portate nel porto di Salerno.
«Purtroppo succederà finché non riusciremo a fermare completamente questo fenomeno. Noi cerchiamo di salvare tutti e quando non possiamo chiediamo aiuto alle navi europee o alle imbarcazioni delle compagnie petrolifere».
Come procede la missione bilaterale con l'Italia? I militari italiani e la nave Tremiti vi stanno dando supporto?
«La Tremiti sta facendo operazioni di manutenzione e sta dando un supporto positivo. Poi abbiamo le quattro motovedette che sono state riparate, noi ne stiamo impiegando due a Tripoli, una a Misurata e l'altra a Ez Zuia. Ringraziamo l'Italia per l'aiuto che ci sta offrendo, ma servirebbero ancora più mezzi. Nel 2011 l'Onu ci aiutò a rovesciare il regime di Gheddafi, ma nel corso di quelle operazioni molti mezzi e strutture della nostra Marina furono distrutti. Per essere efficienti servirà superare l'embargo di cui siamo vittime e dotarci di strumenti migliori».
E all'Italia in particolare cosa chiede?
«Chiarezza sulle Ong, bisogna studiare un'alternativa alla consuetudine che le organizzazioni di altri Stati portino i migranti sulle coste italiane invece di sbarcarli nei loro rispettivi Paesi».
Quali sono i principali porti di sbarco dei trafficanti? Partono ancora da Sabratah?
«Ora a Sabratah la situazione è più tranquilla, ma i trafficanti stanno intensificando le partenze da Est, a Garabouli, Khoms e Liten. Qui servirà fare molta attività di prevenzione per evitare problemi in futuro». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino