Profughi, la truffa dell’accoglienza indagato viceprefetto napoletano

Profughi, la truffa dell’accoglienza indagato viceprefetto napoletano
Proteste dei migranti per il cibo, «poco e scadente», all’hub di Padova. Rivolta anti-immigrati degli italiani: «paghiamo il il pizzo agli africani per un...

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Proteste dei migranti per il cibo, «poco e scadente», all’hub di Padova. Rivolta anti-immigrati degli italiani: «paghiamo il il pizzo agli africani per un po’ di tranquillità». «Spacciano». E, ancora, donne e vecchi a caccia di sesso che pagano giovanissimi senegalesi disposti a vendersi per un pasto. Le istantanee vengono dalla città del Santo. Tutte scattate nel corso degli ultimi due anni. Da un punto di vista economico, il numero elevatissimo di migranti che affolla Padova rappresenta un business redditizio. Di «risorsa preziosa» in riferimento ai migranti da accogliere «nelle parrocchie e nelle case» parlò, non troppo tempo fa, il vescovo Claudio Cipolla. Ma non poteva immaginare ciò che sospetta la Procura di Padova che ha iscritto sul registro degli indagati il vicario della Prefettura, Pasquale Aversa, napoletano di Torre Annunziata, insieme all’ex funzionaria della stessa prefettura, Tiziana Quintario. Avviso di garanzia a firma del pm Federica Baccaglini notificato dai carabinieri anche ai responsabili della cooperativa sociale Ecofficina Educational peraltro già al centro di numerose inchieste sullo stesso tema. Si tratta del presidente Gaetano Battocchio, di Sara Felpati, sua vice, di Simone Borile, gestore, e di Marco Zangrossi, consulente del lavoro.

 

La Ecofficina ha gestito fino al 2017, in via quasi esclusiva, l’accoglienza dei migranti nel Padovano, come l’hub e l’ex caserma Prandina e il centro di Bagnoli di Sopra nonché quello di Cona, in provincia di Venezia. Le accuse, contestate a vario titolo in concorso e con aggravanti, vanno dalla turbata libertà degli incanti alla frode nelle forniture pubbliche, dalla truffa alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, fino all’induzione indebita, alla rivelazione di segreto d’ufficio, al falso. Nel mirino degli inquirenti sono finiti, in particolare, due appalti del 2016. Uno da 16 milioni per 1700 posti e l’altro da quattro milioni per 500 migranti. 
LE ACCUSE AL VICARIO
In diversi casi, secondo la Procura di Padova, Pasquale Aversa avrebbe favorito l’hub. Il 12 luglio 2016 «fece informare Simone Borile dal viceprefetto Alessandro Sallusto dell’ispezione da parte dell’Ulss presso l’hub Bagnoli di Sopra programmata per le 15 del 13 luglio». Il 29 settembre successivo lo stesso Borile «veniva messo al corrente che Roberto Milan, sindaco di Bagnoli di Sopra, aveva chiesto all’Ulss 17 di effettuare un controllo presso il centro accoglienza profughi»; verifica che «fu rinviata grazie alle autorità della prefettura». Aversa, commissario peraltro ad Abano, comune commissariato dopo l’arresto del sindaco accusato di corruzione, avrebbe anche fatto in modo che nel centro dell’ex caserma Prandina risultassero ospitati 40 migranti all’atto di una verifica mentre ce n’erano in realtà 77. 
BANDI AD HOC
La figura chiave al centro della presunta macchinazione sul business dei migranti sarebbe quella di Tiziana Quintario, l’ex funzionaria della Prefettura incaricata alla gestione dei migranti e alla predisposizione di bandi e contratti. Parlando di lei, Borile dice «la mia donna in Prefettura». Sulla scorta di questo e di altri elementi, i magistrati sospettano che siano stati confezionati bandi ad hoc per favorire la coop «amica». Ma non solo. I pm ipotizzano un vero e proprio accordo finalizzato a spingere in tutti i modi la Ecofficina a scapito di altre coop. 
CONTROLLI PILOTATI

Controlli pilotati e verifiche avviate nei centri di accoglienza disposte solo dopo aver avvisato i titolari della coop in modo che mettessero tutto a posto prima dell’arrivo degli ispettori. Un mercimonio dunque sulla pelle dei migranti e del sistema d’accoglienza. Con un servizio di scarsa qualità in certi casi, sempre secondo i pm. Le coperte ignifughe, per esempio, c’erano solo sulla carta. Il numero di persone ospitate era spesso molto più alto di quanto consentito. Tanto, sostengono dalla Procura, chi avrebbe dovuto controllare non avrebbe sanzionato chi avrebbe dovuto essere controllato perché, scrivono ancora i magistrati padovani, esisteva un accordo tra il prefetto vicario, l’ex funzionaria e i titolari della coop campionessa di appalti. Onlus che, nel 2016, fu attaccata dal presidente di Confcooperative, Ugo Campagnano: «Guardano troppo al business, il loro è un sistema che non risponde alle logiche della buona accoglienza». Già due anni fa, infatti, i vertici della onlus erano al centro di due indagini per documenti falsi presentati a una gara d’appalto e per maltrattamenti ai danni di migranti ospitati nei loro centri. Ma sono tutt’ora in pista. Con una nuova coop. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino