Altri due consiglieri del Csm nella rete eterodiretta che doveva portare alla nomina del nuovo procuratore di Roma. La corrente non è la stessa di Luca Palamara, Unicost,...
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IL COLLEGA DELLA DNA
Della nomina del nuovo procuratore capo di Perugia, fondamentale per la rivalsa e il desiderio di vendetta nei confronti di Ielo, Palamara discuteva anche con un collega in forza alla Direzione nazionale Antimafia. Il 7 maggio parla del candidato da appoggiare nel capoluogo umbro: «Chi glielo dice che deve fare quella cosa lì? Deve aprire un procedimento penale su Ielo...cioè stiamo a parlà di questo... non lo farà mai».
LA DIFESA
Davanti ai pm di Perugia, Palamara si è difeso e non ha rinnegato i rapporti di amicizia con Fabrizio Centofanti, l'imprenditore, imputato per corruzione in atti giudiziari, che per l'accusa gli avrebbe offerto viaggi e regali per ottenere favori dal pm durante la sua consiliatura a Palazzo dei Marescialli. «I rapporti di amicizia con Centofanti - ha spiegato - sono risalenti nel tempo, al 2008, circa dieci anni prima che fosse coinvolto in fatti e vicende che non mi appartengono». Secondo la difesa, la circostanza che si sia messo in tasca 40mila euro per appoggiare la nomina di Giancarlo Longo, condannato per corruzione in atti giudiziari, a procuratore di Gela è già smentita dagli atti, visto che a negarla, a verbale, è l'avvocato Giuseppe Calafiore, il professionista che, con Longo aveva sostenuto di avere pagato Palamara per caldeggiare l'incarico. Quanto alla procedura che avrebbe portato all'incolpazione in commissione del magistrato di Siracusa Marco Bisogni, nemico di Longo, Palamara ha spiegato che il voto è collegiale. E in prima commissione non votava da solo. «Mai e poi mai avrei barattato in alcun modo l'imparzialità del mio giudizio, il mio essere magistrato, ma soprattutto l'attività che ho svolto al Csm nel pieno rispetto di tutte le situazioni». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino