Pamela, il compagno di cella di Oseghale: «Mi confessò l'omicidio, è un capo della mafia nigeriana»

Pamela Mastropietro
Innocent Oseghale rimane l'unico indiziato per l'omicidio di Pamela Mastropietro, la giovane diciottenne uccisa a Macerata lo scorso anno. Un crimine per cui il nigeriano...

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Innocent Oseghale rimane l'unico indiziato per l'omicidio di Pamela Mastropietro, la giovane diciottenne uccisa a Macerata lo scorso anno. Un crimine per cui il nigeriano continua a professarsi innocente; eppure una testimonianza diretta potrebbe confermare le responsabilità di Oseghale.


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La testimonianza, riportata dal settimanale Giallo, è quella dell'ex boss della mafia calabrese e attuale collaboratore di giustizia Vincenzo Marino. I due sono stati reclusi nella stessa cella nel carcere di Ascoli Piceno, per circa due settimane. Lì il nigeriano avrebbe confidato i suoi reati: «Mi ha detto di aver ucciso Pamela perché si era rifiutata di avere un rapporto sessuale a tre con lui e Desmond (Desmond Lucky era uno dei tre sospettati dell'omicidio Mastropietro, poi rilasciato, ndr), e aveva minacciato di raccontare tutto alla polizia - ha raccontato Marino ai Carabinieri -. Non solo. In cella Oseghale mi ha anche confidato di essere uno dei capi della mafia nigeriana in Italia, incaricato di fare da collegamento tra la cellula criminale presente a Padova e quella di Castelvolturno, in provincia di Caserta. Lui aveva il compito di trovare nuovi adepti e di gestire lo spaccio e la prostituzione. Un giorno mi ha perfino detto: "Ti do centomila euro se testimoni che sai che Pamela è morta di overdose. I soldi arriveranno da Castelvolturno, tramite gli avvocati"». 

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Una storia che gli inquirenti hanno giudicato attendibile, e che rischia di aggravare drasticamente la situazione di Oseghale:  il 29enne, sempre secondo Giallo, è accusato di omicidio volontario aggravato, stupro, vilipendio, distruzione, occultamento di cadavere e violenza sessuale “ai danni di persona in stato di inferiorità psichica o fisica”. L'attendibilità del racconto di Vincenzo Marino, secondo i giudici, è di aver riportato alcuni elementi dettagliati sull'omicidio che solo l'assassino avrebbe potuto conoscere, "inchiodando" di fatto la posizione di colpevolezza del nigeriano. Il tutto chiedendo anche la complicità di Marino, proponendogli centomila euro in cambio di una falsa testimonianza:  «Devi dire di aver saputo che Pamela non è stata uccisa, ma che è morta di overdose!», avrebbe chiesto lo stesos Oseghale all'ex boss.

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Altro punto su cui si deve fare luce è da dove sarebbero potuti arrivare questi soldi. Così anche a chi viene intestata la parcella dei due avvocati che si occupano della difesa del nigeriano, disoccupato e nullatenente: un quesito che ha anche portato il deputato della Lega Giorgio Latini a promuovere una interrogazione parlamentare. «Oseghale mi ha detto di far parte, anzi di essere uno dei capi, dei Black Cats», ha riferito Marino: questa associazione è una delle più potenti e violente di tutta l'Africa che si occupa di prostituzione e traffico internazionale di droga. Il tutto mentre Innocent Oseghale continua a proclamarsi colpevole solo di aver smembrato il cadavere della diciottenne, morta - a suo dire - per una overdose di droga. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino