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Città del Vaticano – Nel pieno della bufera sul ddl Zan, dopo che il Vaticano ha autorizzato la Nota Verbale per chiedere allo Stato italiano di aggiustare il testo nei punti critici senza affossare la legge contro l'omofobia, il Papa all'Angelus ha parlato ai fedeli della facile tentazione di cadere vittime dei pregiudizi, di avere atteggiamenti giudicanti e poco accoglienti. Naturalmente non ha fatto riferimenti diretti al fenomeno evidente dell'omofobia troppo spesso causa diretta di raid e bullismo contro i gay. Citando un passo del Vangelo dedicato alla Emorroissa, Francesco si è soffermato a riflettere sulla brutta abitudine di giudicare gli altri, di sparlare di loro, di volerli annientare con le chiacchiere. Per certi versi il discorso che ha fatto Francesco ha evocato la famosissima frase: “chi sono io per giudicare un gay”, pronunciata agli inizi del suo pontificato per fare capire che la Chiesa accoglie gli omosessuali e non intende discriminarli in alcun modo, pur facendo salve le direttive del Magistero (che evidentemente anche per Papa Francesco non possono essere messe in discussione)
«A noi piace guardare le cose brutte degli altri.
Il Papa all'Angelus ha ignorato anche le offese rivolte alla figura di Gesù Cristo avvenuta ieri durante il gay pride romano quando tra i manifestanti è apparso anche un uomo vestito come Cristo con la corona di spine e il panno arcobaleno ai fianchi.
Francesco ha concluso la riflessione chiedendo a tutti i fedeli riuniti in una piazza arroventata dal sole di pregare per lui, soprattutto in vista della festa dei santi patroni Pietro e Paolo. «Il Papa ha bisogno delle vostre preghiere, ma so che lo farete».
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Il Mattino