Città del Vaticano - Il lockdown ha insegnato alle persone a rivalutare il tempo, a concentrarsi sugli affetti, a prestare attenzione alle cose solide. «Può...
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«Negli ultimi mesi, tutti abbiamo sperimentato delle restrizioni. Le giornate, trascorse in uno spazio limitato, sembravano interminabili e sempre uguali. Abbiamo sentito la mancanza degli affetti più cari e degli amici; la paura del contagio ci ha ricordato la nostra precarietà. In fondo, abbiamo conosciuto quello che alcuni di voi, come anche molti altri anziani, vivete quotidianamente. Spero tanto che questo periodo ci aiuti a capire che, molto più dell’occupare spazi, è necessario non sciupare il tempo che ci viene donato; che ci aiuti a gustare la bellezza dell’incontro con l’altro, a guarire dal virus dell’autosufficienza. Non dimentichiamo questa lezione!» ha scritto il Papa.
«Nel periodo più duro, pieno «di un silenzio assordante e di un vuoto desolante» tanti, quasi spontaneamente, hanno sollevato il loro sguardo al Cielo. Con la grazia di Dio, può essere un’esperienza di purificazione. Anche per la nostra vita sacerdotale la fragilità può essere «come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai» (Mal 3,2) che, innalzandoci verso Dio, ci raffina e ci santifica. Non abbiamo paura della sofferenza: il Signore porta la croce con noi!» Leggi l'articolo completo su
Il Mattino