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Città del Vaticano – La tela tra Roma e Mosca non si è mai strappata. Papa Francesco nonostante le divergenze e la momentanea interruzione nelle interlocuzioni con il Patriarca Kirill ha confermato che si sta preparando un incontro in Kazakistan per settembre. La guerra in Ucraina e le dichiarazioni del leader ortodosso a favore dell'attacco militare di Putin hanno solo rallentato il corso dei colloquio, fino alla cancellazione di una visita programmata a Gerusalemme. «Avrei dovuto incontrarlo il 14 giugno a Gerusalemme, per parlare delle nostre cose. Ma con la guerra, di comune accordo, abbiamo deciso di rimandare l'incontro a una data successiva, in modo che il nostro dialogo non venisse frainteso». Ora si lavora per realizzarlo. «Spero di incontrarlo in occasione di un'assemblea generale in Kazakhstan, a settembre. Spero di poterlo salutare e parlare un po' con lui in quanto pastore" ha detto il Papa nel corso di una intervista con i 10 direttori delle riviste della Compagnia di Gesù, conversazione che verrà pubblicata su "La Civiltà Cattolica». A conferma che i canali di dialogo per una possibile mediazione (qualora fosse richiesta) sono sempre aperti e ben lubrificati.
Nel corso di questo lungo colloquio Francesco suggerisce di limitare un approccio semplicistico alla guerra. «Dobbiamo allontanarci dal normale schema di'Cappuccetto rosso': Cappuccetto rosso era buona e il lupo era il cattivo.
«Quello che stiamo vedendo - ha quindi aggiunto - è la brutalità e la ferocia con cui questa guerra viene portata avanti dalle truppe, generalmente mercenarie, utilizzate dai russi. E i russi,in realtà, preferiscono mandare avanti ceceni, siriani, mercenari. Ma il pericolo è che vediamo solo questo, che è mostruoso, e non vediamo l'intero dramma che si sta svolgendo dietro questa guerra, che è stata forse in qualche modo o provocata o non impedita. E registro l'interesse di testare e vendere armi. È molto triste, ma in fondo è proprio questo a essere in gioco».
«Qualcuno può dirmi a questo punto: ma lei è a favore di Putin! No, non lo sono. Sarebbe semplicistico ed errato affermare una cosa del genere. Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, nondobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli. È pure vero che i russi pensavano che tutto sarebbe finito in una settimana.Ma hanno sbagliato i calcoli. Hanno trovato un popolo coraggioso,un popolo che sta lottando per sopravvivere e che ha una storia di lotta».
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