Patti territoriali per il Sud: partiti 700 cantieri per 6,3 miliardi

Patti territoriali per il Sud: partiti 700 cantieri per 6,3 miliardi
La ricognizione più aggiornata arriverà probabilmente a gennaio, quando ci saranno i nuovi briefing voluti ogni tre mesi dal ministro del Mezzogiorno, Claudio De...

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La ricognizione più aggiornata arriverà probabilmente a gennaio, quando ci saranno i nuovi briefing voluti ogni tre mesi dal ministro del Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, per fare il punto della situazione. Ma dai dati attualmente disponibili si capisce già che la complessa macchina dei Patti per il Sud, avviata sedici mesi fa dal governo Renzi e spinta fortemente da quello di Gentiloni, è in moto.

Tutti i 16 accordi sottoscritti da Palazzo Chigi (8 con le Regioni, sette con le città metropolitane più Taranto) sono produttivi nel senso che almeno sul piano delle procedure tengono fede alle tabelle di marcia - sia pure con velocità diverse - concordate con il ministro De Vincenti. Che, come ormai hanno imparato bene governatori e sindaci, non molla la presa del monitoraggio periodico della spesa e degli stati di avanzamento dei progetti messi in campo. La buona notizia, all'indomani della Giornata di confronto e sensibilizzazione sulla fuga dei cervelli dal Sud promossa dal Mattino al Teatro Nazionale Mercadante, è che il metodo sembra funzionare pur nella complicatissima valutazione di meccanismi contabili in cui perdersi è praticamente inevitabile per i non addetti ai lavori. In ogni caso, gli unici dati su cui riflettere non sembrano indurre al pessimismo: gli interventi in esecuzione (cantieri aperti o attività operative in corso) sono più di 700 per un valore complessivo di circa 6,3 miliardi di euro che corrispondono al 16% del totale delle risorse disponibili (39 miliardi tra fondi europei e fondi della politica nazionale di coesione). Gli ulteriori progetti già attivati raggiungono il 39% per un valore di altri 15 miliardi: parliamo di progetti le cui procedure di aggiudicazioni sono in corso per i quali è stato pubblicato un bando di gara o è già conclusa la progettazione definitiva.

 

Un altro 17% comprende gli interventi in avvio di progettazione per un importo di 6,7 miliardi: in questo caso si tratta di progetti già ben definiti per i quali sono in corso le procedure per l'avvio della progettazione. I progetti, infine, ancora nella fase della programmazione sono il 28% del totale per un importo complessivo di oltre 11 miliardi. Queste percentuali, riferite dallo stesso De Vincenti in occasione del primo monitoraggio dei Patti a dieci mesi dalla loro entrata in vigore, confermano da un lato che il tempo non è trascorso invano e dall'altro che il metodo di lavoro promosso da Palazzo Chigi è efficace. Avere puntato sui bisogni locali e soprattutto avere individuato tempi e scadenze per i progetti e le risorse loro destinate ha fatto venire meno molti alibi del passato. Primo tra tutti, che non ci fossero soldi sufficienti. I fondi invece ci sono e in molti casi sono stati disincagliati dopo anni di stop. Ma la novità dell'ultima ora, passata quasi inosservata nell'approvazione ad agosto del Decreto Mezzogiorno (quello delle Zes e del credito d'imposta per chi investe al Sud), è che le procedure di spesa sono state ulteriormente accelerate. Il decreto interviene infatti sulle procedure per il rimborso delle spese a valere sul Fondo sviluppo coesione 2014-2020. La nuova procedura prevede il rimborso al 50% del costo dell'intervento realizzato dalle amministrazioni, al momento della richiesta. L'altro 50% avverrà entro 30 giorni dopo l'ok dell'Agenzia per la coesione.
Il peso maggiore degli interventi riguarda le infrastrutture, storico gap del Mezzogiorno. Non a caso quasi il 40% delle proposte avanzate da Regioni e Città metropolitane interessa la mobilità. La Campania, ad esempio, che ha individuato interventi per oltre 9 miliardi di euro di cui 4,8 cantierabili-realizzabili entro quest'anno, ha destinato alle infrastrutture (metropolitana di Napoli in testa ma anche altro, come i 12 nuovi treni Jazz per i pendolari) quasi 2,2 miliardi, di cui la metà relativa a passate programmazioni: rispetto a quest'ultimo importo, pari appunto a 1,1 miliardi, finora è stato speso il 21% del totale, ovvero 300 milioni. Ma nella contabilità complessiva entrano anche altre valutazioni (basti pensare ai diversi capitoli di spesa già presenti per ogni settore d'intervento a prescindere dai Patti): di qui la difficoltà di valutare pienamente il rispetto delle tabelle di marcia concordate con il governo.

Di sicuro la Campania si conferma la prima regione per target di spesa 2017: entro fine anno dovrebbe centrare l'obiettivo prefissato di 511 milioni del Fondo di sviluppo coesione che costituisce il supporto principale dei Patti. Più indietro le altre, a cominciare dalla Sicilia. Il rendiconto di fine 2017 dovrebbe comunque garantire il raggiungimento della quota di 2,2 miliardi di spesa delle risorse targate Fondo sviluppo e coesione: se così fosse, il metodo-De Vincenti avrebbe superato il primo scoglio e in tempi di vigilia elettorale non sarebbe affatto un traguardo di routine.
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Il Mattino