Pd per la prima volta sotto il 15% (e comincia la diaspora): da Castagnetti a Zanda, cosa sta succedendo

Franceschini appoggia la super radicale Schlein, Letta viene accusato di infischiarsene

Pd per la prima volta sotto il 15%, comincia la diaspora: da Castagnetti a Zanda. Cosa sta succedendo
Il Pd è un caso unico, un inedito nel mondo, un singolarissimo esempio che nessuno vorrebbe seguire mai. Quello di un partito con una scissione nel corpo - gli ex popolari...

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Il Pd è un caso unico, un inedito nel mondo, un singolarissimo esempio che nessuno vorrebbe seguire mai. Quello di un partito con una scissione nel corpo - gli ex popolari pronti ad andarsene, i veltroniani della prima ora che si sentono traditi dalla fine della cosiddetta vocazione maggioritaria, alcuni ex prodiani a loro volta inquieti e stanchi - prima ancora che il congresso venga celebrato mentre altre scissioni si annunciano una volta che il congresso e le primarie saranno fatti. Mentre incombe l’ultimo sondaggio Swg: e per la prima volta il Pd viene dato sotto al 15 per cento

Pierluigi Castagnetti lo ha già detto: potrei dire basta. E Castagnetti significa un mondo sovrapponibile a quello di Mattarella (il quale ovviamente è lontanissimo da queste dinamiche). Ed è terremotato il Pd da quelli che vogliono andare via, ossia gli intellettuali d’area come lo scrittore De Giovanni - che lasciano il pensatoio dem dove pochi pensano e quelli che pensano credono che tutti i guai derivino dal neo liberismo considerato come l’invasione della cavallette o come una sorta di maledizione lanciata da chissà quale diavolo turbo capitalista - o dai padri fondatori alla Luigi Zanda che nel Pd vedevano un motore d’innovazione e non, come parrebbe stia accadendo, un disordine di parole in libertà e di cannibalismi tra correnti. Castagnetti, Zanda, Parisi e l’inquietudine che tracima. La diaspora sembra in atto.

Da fuori uno come Follini vede la scena dei colleghi ex Dc nel Pd, in grave difficoltà nella confusione generale, ed è attonito. Mentre un altro ex Dc, Rotondi, invita gli ex popolari a unirsi al centrodestra e addirittura a convergere sulla Meloni. Per non dire di quello che sono attratti dalle sirene del terzo polo e uomini di Calenda (Richetti?) lavorano per creare questo tipo di diaspora. Franceschini che appoggia la super radicale Schlein al congresso è il detonatore dell’insofferenza dei popolari. «Abbiamo perso anche Dario, ma che cosa ci stiamo a fare qui?», sfoghi così in quel gruppo. E Letta, che viene dalla Dc e dai Popolari, è accusato di infischiarsi di tutto e di volersene solo andare al più presto a Parigi sulla scorta delle sue sconfitte. Castagnetti incalza nel suo no a in nuovo manifesto culturale e valoriale del Pd tutto orientato a sinistra: «Non minaccio niente ma così non va. Se cambia la natura del partito, ci sarà un’iniziativa». Per ora, questo il paradosso, c’è sia stallo sua esplosione in casa dem. E Conte gode.

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Il Mattino