Roma. Operai edili, conciatori, macchinisti e ferrovieri, camionisti, infermieri che lavorano su turni, facchini o addetti alle pulizie, spazzini, maestre d'asilo. Sono le...
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Si tratta di una platea disegnata con molta attenzione lo scorso autunno, quando a seguito dell'intesa con i sindacati il governo aveva inserito nella legge di bilancio un primo pacchetto di misure previdenziali. Il riferimento non è generico ma alla specifica classificazione delle professioni realizzata dall'Istat: su questa stessa base si lavorerà da qui al tredici novembre, con l'obiettivo di trovare un'intesa definitiva da trasformare in emendamento governativo alla legge di bilancio.
Ma quanto è ampio il bacino che raggruppa tutti questi lavoratori? Un'indicazione arriva dalle domande presentate all'Inps lo scorso luglio (che poi per una parte consistente sono state respinte salvo nuovo esame) sia per l'Ape sociale che per il beneficio riservato ai precoci: complessivamente coloro che puntavano a passare per il canale delle attività gravose erano 15.030. Ipotizzando che tutti siano effettivamente vicini all'età della pensione arriveranno a maturare i requisiti intorno al 2019 o poco dopo, e se questa impostazione sarà confermata potranno uscire a 66 anni e 7 mesi, oppure con il trattamento di anzianità e 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne).
Lo schema della sospensione del meccanismo dell'adeguamento all'aspettativa di vita è lo stesso che sempre con la penultima legge di Bilancio era stato applicato ai lavori usuranti. Categoria questa diversa e più ristretta rispetto a quella delle attività gravose: ne fanno parte minatori, palombari, addetti agli altiforni, lavoratori impegnati in spazi particolarmente stretti, oppure in turni notturni continuativi e ancora addetti alla catena e autisti di mezzi pubblici. I lavoratori in questione avevano già la possibilità di andare in pensione con regole meno severe di quelle della riforma Fornero: sostanzialmente con il vecchio sistema delle quote pur se inasprito, ad un'età che va a seconda delle singole sottocategorie dai 61 anni e 7 mesi a 64 anni e 7 mesi. A questo regime particolare è stata poi aggiunta la sospensione fino al 2026 dell'adeguamento all'aspettativa di vita.
La selettività dei parametri dei lavori usuranti è dimostrata dal fatto che più di una volta gli stanziamenti previsti per queste eccezioni alle regole previdenziali si sono rivelati sovrabbondanti rispetto agli effettivi accessi e sono stati quindi definanziati a beneficio di altre esigenze.
Un nodo specifico riguarda i lavoratori edili, che pur se ammessi all'Ape a causa di una carriera tipicamente discontinua hanno difficoltà a raggiungere il requisito contributivo di 36 anni: qualche aggiustamento potrebbe esserci anche su questo punto. Intanto, a proposito dei lavoratori edili, FenealUil, Filca Cisl e Fillea Cgil hanno indetto uno sciopero nazionale per il 18 dicembre. Al centro della protesta c'è anche il tema delle pensioni. Si chiede il potenziamento del Fondo integrativo per il pensionamento anticipato, dando la possibilità a chi svolge lavori gravosi di andare in pensione prima e creare così occasioni di lavoro, di qualità, per tanti giovani. Queste le rivendicazioni dei sindacati. Alla decisione dello sciopero si è giunti «dopo aver preso atto, ancora una volta, dello stallo nella trattativa per il rinnovo del contratto edile, scaduto da quasi un anno e mezzo» spiegano i segretari generali Panzarella, Turri e Genovesi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino