Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, prova a smontare uno dei pilastri del contratto di governo: la promessa di rivedere la legge Fornero dando la possibilità di...
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«Fossi stato in Boeri sarei stato più prudente», dice al Messaggero Alberto Brambilla, presidente del Centro studi scenari previdenziali e principale autore della proposta di riforma pensionistica inserita nel programma della Lega. «Il presidente dell'Inps», aggiunge, «non ci ha mai chiesto cosa abbiamo in mente di fare, non conosce i dettagli della nostra proposta che è molto articolata. Ma soprattutto, se ci avesse consultato, gli avremmo spiegato che nessuno ha intenzione di sfasciare i conti pubblici». Alcuni punti della proposta di riforma della Fornero portata avanti dalla Lega, in realtà, sono noti. L'idea è quella di fissare l'età minima per uscire dal lavoro a 64 anni di età (con un minimo di contributi di 36 anni), e permettere comunque il pensionamento con 41 anni e mezzo di età. Tutti parametri che continuerebbero ad essere agganciati all'andamento dell'aspettativa di vita.
È noto anche che la proposta prevede un ricalcolo contributivo degli assegni a partire dal 1996. E questo ridurrebbe già di molto l'impatto sui conti pubblici. Certo, se le stime di 750 mila uscite nel primo anno di riforma delle pensioni citate ieri da Boeri fossero confermate, sarebbe un problema serio comunque. «Ma Boeri», sostiene Brambilla, «non dice da dove sono usciti fuori quei numeri. Ripeto», aggiunge ancora l'ex sottosegretario al Welfare, «la nostra è una proposta molto articolata che prevede tutta una serie di opzioni, compresa la reintroduzione del superbonus della legge Maroni che aveva funzionato molto bene». Il riferimento è a una vecchia norma poi cassata, che prevedeva per chi rimaneva al lavoro pur avendo maturato i requisiti per lasciarlo, l'accredito dei contributi in busta paga, ottenendo un aumento esentasse pari esattamente alla contribuzione previdenziale, un po' più del 30 per cento. «Credo», conclude Brambilla, «che sui conti della nostra riforma il presidente dell'Inps avrebbe dovuto avere una maggiore umiltà di capire».
Per adesso la riforma delle pensioni è comunque scomparsa dai radar. Nella sua audizione in Parlamento, per esempio, il ministro dell'Economia Giovanni Tria non ne ha fatto cenno. Certo, la competenza non è sua ma del ministro del lavoro Luigi Di Maio. Ma la revisione della Fornero catalizza attenzione soprattutto per gli impatti sui conti pubblici. L'intenzione di Lega e Movimento Cinque Stelle, comunque, è di preparare già per la legge di bilancio un progetto dettagliato. Che Boeri potrà al quel punto verificare. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino