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Confermare anche solo parzialmente i vecchi meccanismi di calcolo delle pensioni di medici, infermieri, maestri, dipendenti comunali e ufficiali giudiziari, avrà un costo elevato per le casse pubbliche: 9,1 miliardi di euro. Soldi che il Tesoro recupererà, almeno secondo le ultime bozze dell’emendamento del governo, allungando le finestre di uscita di questi stessi dipendenti, tagliando, il fondo sanitario dal 2033 e riducendo gli stanziamenti del ministero dell’economia sui rimborsi dei crediti di imposta.
Pensioni, le limature
Il lavoro di limatura e di verifica da parte della Ragioneria fino a ieri in tarda serata, quando sono stati depositati in Commissione i primi emendamenti sui fondi per il salario accessorio delle Forze armate (32 milioni) e i fondi per gli enti locali. La soluzione “tecnica” per salvare almeno in parte le future pensioni di medici, infermieri, maestri e dipendenti comunali è stata trovata. Chi lascerà il lavoro una volta compiuti i 67 anni di età, ossia l’età di pensionamento di vecchiaia, si vedrà riconosciuta la pensione “piena”, senza il taglio dei coefficienti retributivi prevista dalla manovra di Bilancio.
Pensioni anticipate
E salvo sarà anche chi avrà maturato i requisiti per l’uscita anticipata, ossia 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, entro il 31 dicembre di quest’anno.
Il passaggio
Come vengono coperti questi costi? Fino al 2033 con un inasprimento dei requisiti per il pensionamento anticipato degli stessi medici, infermieri, maestri, dipendenti comunali e ufficiali giudiziari. Le finestre di pensionamento, ossia l’attesa dal momento in cui si maturano i requisiti per la pensione e quello in cui effettivamente si può lasciare il lavoro, vengono allungate. Si passa dai 3 mesi del 2024, ai 4 mesi del 2025, ai 5 mesi nel 2026, ai 7 mesi nel 2027 e a 9 mesi a partire dal 2028. Questo permetterà di risparmiare poco più di 3 miliardi di euro fino al 2033. Un altro miliardo e seicento milioni circa, arriverà dal taglio delle risorse del Fondo sanitario nazionale. E nel lungo termine cosa accadrà? Grazie alle modifiche introdotte, con il posticipo del pensionamento attraverso le finestre e convincendo medici e infermieri a lavorare più a lungo, l’impatto della spesa pensionistica sul debito pubblico rimarrà sostanzialmente immutato. Nonostante la mezza retromarcia, insomma, i debito rimarrà sostenibile.
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