Naufragio Cutro, Piantedosi: «Sos alle 4 del mattino, poi la virata fatale. Governo impedisce soccorsi? Solo falsità». Il Pd: «Buco di 7 ore in catena di comando»

Al via nell'Aula della Camera l'informativa urgente del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi sul naufragio di migranti in Calabria

Migranti, Piantedosi: «Vicini alle famiglie del naufragio di Cutro». Il bilancio (non ancora definitivo) parla di 72, di cui 28 minori
Una brusca virata degli scafisti per sfuggire alle forze dell'ordine ha causato il naufragio di Steccato di Cutro. Fino ad allora, le autorità italiane avevano trattato...

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Una brusca virata degli scafisti per sfuggire alle forze dell'ordine ha causato il naufragio di Steccato di Cutro. Fino ad allora, le autorità italiane avevano trattato l'imbarcazione partita 4 giorni prima dalla Turchia come un'attività di 'law enforcement', di polizia cioè, non di ricerca e soccorso, dal momento che nessuno aveva segnalato una situazione di emergenza. Ecco perchè è intervenuta la Guardia di finanza e non la Guardia costiera. È comunque una «grave falsità» dire che il Governo di centrodestra abbia modificato le regole sugli interventi in mare a discapito dei salvataggi: così si offendono «la professionalità e l'onore dei nostri operatori impegnati quotidianamente in scenari difficili». Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ricostruisce in un'informativa alla Camera ed al Senato la nottata che ha portato a 72 vittime ed una trentina di dispersi, difendendo il suo operato e chiarendo che i suoi commenti sulle responsabilità di chi parte su imbarcazioni fatiscenti non volevano certo «colpevolizzare le vittime», ma erano diretti contro gli scafisti, «ignobili delinquenti»: «mi dispiace profondamente che il senso delle mie parole sia stato diversamente interpretato». 

 

L'informativa

Non convince però le opposizioni, che rumoreggiano in Aula durante l'informativa e contestano il titolare del Viminale. Da Palazzo Chigi, invece, arriva una nota di plauso per «l'esposizione puntuale dei fatti», da cui emergerebbe che «non ci sono state carenze nelle operazioni di soccorso, la tragedia è stata pertanto causata dal comportamento criminale degli scafisti». La procura di Crotone indaga su eventuali responsabilità nel naufragio. Anche quella di Roma ha aperto un fascicolo. Piantedosi attende «con fiducia e rispetto» l'esito degli accertamenti giudiziari e riferisce la sua versione dei fatti basata sulle testimonianze dei superstiti e sui rapporti acquisiti da Guardia di finanza e Guardia costiera. Il punto centrale che assolverebbe da responsabilità le forze intervenute è sempre lo stesso: l'aereo di Frontex che la sera del 25 febbraio individua per primo il barcone a 40 miglia dalle coste calabresi non segnala «una situazione di distress a bordo, limitandosi a evidenziare la presenza di una persona sopra coperta, di possibili altre persone sotto coperta e una buona galleggiabilità dell'imbarcazione». La segnalazione è quindi diretta «correttamente, alle autorità italiane di law enforcement e, per conoscenza, anche a quelle di soccorso marittimo». Alle 2.20 si muovono così due unità della Guardia di finanza e non le motovedette della Guardia costiera capaci di operare anche in condizioni proibitive. Sono però costrette a rientrare alle 3.30 per il mare grosso senza avere avvistato il barcone. ​
 

Il naufragio

Solo intorno alle 4 arriva una richiesta di soccorso da un numero internazionale che comunica le coordinate di Steccato di Cutro. «Ô questo - sottolinea il ministro - il momento preciso in cui, per la prima volta, si concretizza l'esigenza di soccorso per le autorità italiane». Troppo tardi. Il naufragio è già avvenuto. E la responsabilità, secondo Piantedosi che cita i racconti dei sopravvissuti, è degli uomini alla guida del barcone che, intorno alle 3.50, avvistati lampeggianti sugli spiaggia, temendo la presenza delle forze dell'ordine, «effettuano una brusca virata nel tentativo di cambiare direzione per allontanarsi dal quel tratto di mare». L'imbarcazione urta una secca, si rompe la parte inferiore dello scafo, che si allaga. Una forte ondata la capovolge e tutti i migranti cadono mare. La tragedia dunque, è una «dipendenza diretta dalla gestione criminale di trafficanti senza scrupoli». Nulla da addebitare alle forze che intervengono in mare, Guardia di finanza e Guardia costiera, che dal 22 ottobre 2022 al 27 febbraio 2023 hanno salvato 36.489 persone (24.601 in eventi Sar e 11.888 in operazioni di polizia). Numeri che, per Piantedosi, dimostrano come sia «del tutto infondato che le missioni di law enforcement non siano in grado di effettuare anche salvataggi». L'esigenza di tutela della vita «ha sempre la priorità, quale che sia l'iniziale natura dell'intervento operativo in mare». 


 




 

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Il Mattino