Primo maggio, Conte risponde alla lettera del barbiere di Potenza: «Caro Tonino, riaprirai presto»

Primo maggio, Conte risponde alla lettera del barbiere di Potenza: «Caro Tonino, riaprirai presto»
«Ho percepito tutta la passione di Tonino per il suo salone di barbiere, aperto a Potenza nel 1978, l’attaccamento agli attrezzi del mestiere: le forbici, il rasoio....

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«Ho percepito tutta la passione di Tonino per il suo salone di barbiere, aperto a Potenza nel 1978, l’attaccamento agli attrezzi del mestiere: le forbici, il rasoio. Sono sicuro che, con il rispetto delle regole adottate, in alcuni territori si potrà rallentare notevolmente la curva del contagio. E attività come la sua potrebbero rialzare prima del previsto la saracinesca: se abbassiamo il rischio di contrarre il virus e rispettiamo i protocolli di sicurezza, tanti clienti torneranno a tagliarsi i capelli senza essere bloccati dalla paura». Così, con un lungo post su Facebook nel giorno del primo maggio, il premier Giuseppe Conte risponde a Tonino Miglionico, il barbiere di Potenza che lo scorso giovedì ha scritto una lunga e accorata lettera al governo attraverso il Mattino. 




«Mi domando e le domando: va bene essere cauti perché questo virus ha già fatto troppi danni e spedito all'altro mondo migliaia di persone, anche alcuni dei miei amici e dei miei stessi clienti. Ma perché costringerci a stare chiusi se, per esempio, nella mia regione, l'epidemia è sotto controllo e da tre giorni in tutta la Basilicata si registrano zero contagi?», recitava la lettera di Miglionico. Fino all'appello: «Lavoro da solo e, già da tempo, solo su appuntamento. Chi è interessato mi ha sempre chiamato al telefono, abbiamo stabilito ora e tipo di prestazione e tutti sono andati via felici e soddisfatti. Nessun rischio, nessun assembramento o contatto oltre il necessario. Ma tanta cura, quella sì. Ai miei clienti dedico tempo e applicazione perché, lo sanno tutti, sedersi sulla poltrona del barbiere è un po' come stendersi sul lettino dello psicanalista: si parla, si discute, ci si apre. Insomma, si recupera quel contatto umano che questa lunga quarantena sembra aver sepolto in soffitta. Glielo dico - caro Presidente Conte - perché qui da noi non c'è nessun pericolo: un salone aperto, tutti in mascherina, e regolare fattura servono a dare un po' di fiducia in più a questo Paese che vuol ripartire. E poi, lo ammetto: non posso permettermi altri mesi di stop. Già qualche anno fa sono rimasto fermo per lungo tempo a causa di un brutto infortunio che mi ha impedito di lavorare. E se ce l'ho fatta a non annegare è stato grazie a qualche piccolo risparmio familiare e all'aiuto dei miei genitori. Ma ora è tutto più difficile e non so fino a quando potrò resistere».
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Il Mattino