Il giorno dopo la condanna per abusi sessuali ai danni di sei studenti universitari, sempre negati con forza, ha assunto un mix di farmaci. Soccorso in fin di vita, inutile...
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«Il motivo per cui mi accusano è la cattiveria delle persone. Io sono un professore esigente e evidentemente qualcuno non mi può vedere. Mai avuto contatti sessuali con gli studenti». Così si era difeso in aula il professore nel processo per i fatti risalenti al 2011 e avvenuti nella sede universitaria di Matelica. «Gli atti di cui mi accusano? Erano del tutto normali senza alcuna valenza sessuale», aveva ribadito. Poi la condanna e il crollo psicologico. I giudici l'avevano assolto dal reato di tentata concussione, riconoscendolo però colpevole di violenza sessuale e e condannandolo a pagare una provvisionale di risarcimento di 3 mila euro a studente. Inutilmente i suoi legali - gli avvocati Gianmarco Russo e Francesco Copponi - avevano cercato di raggiungerlo telefonicamente ieri. Avevano avvertito carabinieri e vigili del fuoco. Anche i tentativi di richiamarlo e citofonare erano risultati vani. Così i pompieri avevano sfondato la porta trovando l'uomo seduto e incosciente.
Gli amici del docente non nascondono la rabbia. «Come agnello sacrificale è stato abbandonato alla ferocia dei lupi da istituzioni, colleghi ed amici», ha scritto il prof. Massimo Zerani di Perugia in una mail a conoscenti. «Questo è un classico esempio di bullismo arrivato alle estreme conseguenze - ha aggiunto, parlando con i giornalisti -. Abbiamo perso un uomo di grande valore scientifico». Sul caso indagano i carabinieri di Camerino per chiarire la dinamica della morte, anche se il suicidio è l'ipotesi prevalente. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino