Sarebbe un errore liquidare come semplici dichiarazioni populiste le «raccomandazioni” all’Italia formulate ieri da Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e...
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L'occasione era la riunione della Central European Defence Cooperation (CEDC), a discutere di gestione dell'immigrazione illegale di massa, con particolare attenzione alla rotta balcanica. I sei, nelle settimane successive al vertice, hanno già messo a punto disposizioni ed esercitazioni congiunte delle forze armate e di polizia per fronteggiare insieme nuovi flussi migratori illegali su vasta scala e hanno approvato un piano militare che si attiverà nel caso di emergenza mobilitando gli eserciti congiunti per bloccare i migranti alle frontiere. Un piano nato per fermare nuovi flussi dai Balcani, qualora le intese tra Ue e Turchia dovessero venir meno, ma che potrebbe venire applicato anche a ovest, lungo i confini con l'Italia.
Il documento della Cedc, basato «sui valori dell'Ue e sul rispetto del diritto internazionale», sancisce la nascita della prima struttura militare multinazionale istituita per contrastare invasioni di migranti e del resto una nota del ministero della Difesa ungherese ha fatto seguito al vertice di Praga facendo sapere che «l'Europa centrale si schiera unita contro l'immigrazione illegale di massa».
Anche alla luce di queste valutazioni il governo italiano, che nei giorni scorsi ha risposto alle minacce di Vienna circa la difesa della frontiera del Brennero attribuendole alla campagna elettorale austriaca, farebbe meglio a non sottovalutare i partner dell'Europa centro orientale che rifiutano di accogliere migranti illegali e persino i ricollocamenti previsti dalla Ue che riguardano solo le nazionalità a cui Bruxelles riconosce il diritto all'asilo, cioè siriani e in parte iracheni ed eritrei (presenze marginali tra quanti giungono in Italia per lo più da Africa Occidentale e Bangladesh).
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Il Mattino