La psoriasi incide sulla felicità dei pazienti in Italia, sulla vita emotiva, mobilità e sfera sessuale. Un impatto psicologico rivelato dal World Psoriasis...
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In Italia, per esempio, la desquamazione, forse il sintomo più comune della psoriasi, genera un deficit di felicità del 9,46%, mentre a compromettere in misura maggiore il benessere generale è la difficoltà a camminare, con un deficit del 17,8%. Ma il grado di felicità dei pazienti non è solo connesso solo ai sintomi ma anche alla zona del corpo toccata dalla patologia. I dati della ricerca mostrano una netta differenza tra i sintomi che si manifestano a livello del cuoio capelluto e quelli in zona genitale: nel primo caso, il deficit si ferma a -7,2% (con una punta di -9% per le donne), nel secondo arriva a -12,9% in generale e a -16% per il sesso femminile. In generale, è alto il rischio che prendano il sopravvento sentimenti negativi, come rabbia e impotenza. «Questa ricerca conferma come siano ancora molti i bisogni non soddisfatti, soprattutto legati al senso di disagio e imbarazzo, all’impatto sulla vita di relazione specie nelle forme più visibili – spiega Ornella De Pità, direttore struttura complessa di Patologia clinica Ospedale Cristo Re, Roma – Prurito, desquamazione cutanea, arrossamento della pelle sono tutti sintomi importanti e molto fastidiosi, a cui si associa qualche volta un più o meno lieve grado di invalidità nei movimenti». Per Antonella Demma, psicologa-psicoterapeuta, docente di Scuola di Psicoterapia Aetos di Venezia, «i sintomi della psoriasi alterano la percezione dell’immagine corporea della persona che ne è affetta indipendentemente dal grado di compromissione clinica della malattia. La frattura identitaria che si determina nella persona tra il prima e il dopo l’insorgenza, favorisce la comparsa di rabbia, impotenza, imbarazzo e frustrazione. Il supporto psicologico deve lavorare sull’aspetto sociale e relazionale, aiutando il paziente a entrare in contatto con l’altro, a vivere le relazioni come una risorsa e una possibilità di confronto».
«I pazienti dovrebbero ricevere supporto dai medici e dalla società, che non deve farli sentire discriminati e stigmatizzati – nota Mara Maccarone, presidente Adispo, Associazione per la difesa degli psoriasici – Soprattutto adesso che sono disponibili cure efficaci, con una concreta speranza di migliorare. Bisogna incoraggiare nei pazienti la volontà di curarsi e di fare i controlli ed evitare che si abbandonino alla depressione». Tra gli altri dati dello studio, la solitudine (circa il 33%) delle persone con psoriasi (in Italia al 28%), mentre oltre la metà dei pazienti lamenta una sensazione di disagio, con le donne al 70%. E un altro aspetto da sottolineare ti è la qualità dei rapporti con il medico curante e il sistema sanitario nazionale. Chi si sente supportato dal proprio medico sperimenta un deficit di felicità del 3%, chi invece non riscontra comprensione arriva a un deficit del 21%. In Italia il 52% dei pazienti ritiene che il proprio medico comprenda appieno l’impatto che la psoriasi esercita sulle loro vite, mentre il 47% non si sente compreso. Più della metà (54%) non pensa di essere stato informato a sufficienza. Il 65%, contro il 53% globale, non ha fiducia nel fatto che il sistema sanitario abbia come obiettivo principale quello di migliorare la loro condizione di salute. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino