I soldati russi si ribellano a Putin: «Non ci paga, non combattiamo». I ceceni (alleati dello Zar) giustiziano i capi della rivolta

«Putin non ci paga, ci ammutiniamo»: soldati russi depongo le armi, i ceceni (alleati) ne uccidono tre
A Pologovsky tre soldati russi sono stati uccisi dal fuoco amico, perché avevano deciso di deporre le armi. A giustiziarli però non sono stati i connazionali,...

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A Pologovsky tre soldati russi sono stati uccisi dal fuoco amico, perché avevano deciso di deporre le armi. A giustiziarli però non sono stati i connazionali, bensì un manipolo di combattenti ceceni. Ivan Arefyev, portavoce dell'amministrazione militare regionale di Zaporizhzhia, ha dettagliato l'incidente in una dichiarazione su Telegram mercoledì.

«Secondo i servizi segreti ucraini, ieri nel distretto di Pologovsky le truppe russe hanno iniziato a ribellarsi: i soldati russi non volevano combattere perché non hanno ricevuto i pagamenti promessi. Gli uomini di Kadyrov (il presidente ceceno, ndr) hanno brutalmente ucciso tre degli istigatori della rivolta che erano pronti a deporre le armi e tornare a casa», le parole di Arefyev.

 

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Le difficoltà dei soldati russi

I militari ceceni stanno combattendo al fianco dei russi sin dai primi giorni dell'invasione, anche se non sono mai stati inviati nei luoghi cruciali della guerra. I soldati di Mosca combattono per pochi rubli al mese, ma hanno il "permesso" di razziare le case degli ucraini. Per questo motivo (e non solo per questo), sono molte le segnalazioni di ammutinamento, che sono state raccolte dall'intelligence di Kiev.

 

 

Una registrazione audio rilasciata dal servizio di sicurezza ucraino, svela la conversazione tra un uomo che si presume essere un soldato russo, che si lamenta con un amico dei comandanti che hanno dato l'ordine di sparare ai civili e hanno minacciato l'accusa di diserzione in caso le truppe non avessero rispettato il comando. 

 

 

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Il Mattino