I medici del Great Ormond Street Hospital di Londra hanno concesso un po' più di tempo ai genitori del piccolo Charlie Gard da trascorrere col figlio di 10 mesi prima...
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Il piccolo Charlie ha la sindrome per deplezione del Dna mitocondriale, una rarissima malattia genetica: per i suoi genitori c'è un medico negli Stati Uniti che potrebbe rianimarlo, con una terapia sperimentale, ma i medici inglesi non sono d'accordo e gli appelli fino alla Corte di Strasburgo si sono rivelati inutili.
La Corte per i diritti umani di Strasburgo ha infatti deciso, martedì scorso, di ritenere inammissibile il ricorso presentato dai genitori del piccolo contro le sentenze con cui i giudici inglesi avevano stabilito di porre fine alle cure che consentivano di mantenere in vita il bimbo. In un primo momento la Corte aveva intimato a Londra di sospendere l'applicazione delle sentenze dei tribunali inglesi, fintanto che non si fosse pronunciata sul ricorso. Una sospensiva durata però solo pochi giorni.
Il 27 giugno è arrivata la decisione di respingere il ricorso presentato dai genitori del piccolo Charlie perché i giudici europei hanno ritenuto che non spetti a loro, almeno in questo caso, sostituirsi alle autorità nazionali. E questo, in virtù «del considerevole margine di manovra che gli Stati hanno nella sfera dell'accesso alle cure sperimentali per malati terminali e nei casi che sollevano delicate questioni morali ed etiche». La Corte ha dato tra l'altro peso al fatto che in Gran Bretagna «esiste una legislazione, compatibile con la Convenzione europea dei diritti umani, che regola sia l'accesso ai trattamenti sperimentali che la sospensione dei trattamenti per tenere in vita qualcuno». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino