«Minuti terribili, mi è saltato addosso, non ho urlato per paura». Così racconta una delle due studentesse americane che accusano due carabinieri di...
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Sono circa le tre del mattino, quando le ragazze escono dal Flo’, una discoteca all’aperto. Hanno bevuto, una ha anche fumato hashish. E i carabinieri si mostrano gentili all'inizio. Così le studentesse decidono di seguire i militari che propongono di offrirgli un passaggio dal centro al loro appartamento: otto chilometri: una quarantina di minuti a piedi, meno di dieci minuti in auto.
«Arriviamo a casa, i carabinieri parcheggiano l’auto e si offrono di accompagnarci sino a casa». Le telecamere nella zona riprendono la scena, l’auto dei carabinieri presumibilmente resta ferma sotto il palazzo per 23 minuti. Nelle immagini catturate si vede che le studentesse camminano a fatica e vengono sorrette dai due carabinieri.
Poi entrano nell'abitazione e non ci sono più video a confermare le loro testimonianze che a questo punto diventano drammatiche. Una racconta di essere stata stuprata in ascensore: «L’uomo in divisa entra con me e quando la porta si chiude mi violenta - dice -. Si avvicina, mi mette le mani addosso, è un rapporto completo, che subisco perché non ho la forza di reagire. Non riesco a gridare, non chiedo aiuto. Dura pochi minuti. Terribili».
L'altra viene violentata sulle scale. Sulle scale e nell’ascensore restano tracce biologiche. Ma i vicini non sentono alcun grido. «Non ho gridato perché erano armati» ha spiegato una delle ragazze nella denuncia. E l’altra: «Non ho chiesto aiuto, non ho gridato perché ho avuto paura e mi sentivo confusa». Poi le due ragazze sarebbero entrate nell’appartamento. «Le nostre amiche capiscono subito il dramma. Ci chiedono spiegazioni. Le rispondiamo in lacrime che ci hanno violentato, sono stati i carabinieri». Una delle inquiline chiama la polizia e scattano le indagini. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino