Roma. C'è sempre un figlio da proteggere, forse un po' di più. Una mamma in cuor suo lo sa. Conosce le sue debolezze e qualità, i pericoli che...
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Sono soli, eppure intorno è pieno di gente che potrebbe fare la differenza. Le immagini parlano chiaro: ci sono quelle bestie che menano e una donna che li respinge, lucida. Prende e para colpi, addirittura riesce a spingerne uno contro i sedili, per un attimo sembra la protagonista di un videogioco, una strana Lara Croft, l'eroina di Tomb Raider. Lei però non ha armi né è allenata, ha solo quei superpoteri che sono la forza dell'amore materno. Non si arrende, fino all'ultimo, quando rimasti soli, esanimi, a terra, si rialza per vedere come sta suo figlio, trova la forza di correre via per cercare di prendere quei malviventi scesi alla stazione Bologna. Poi ritorna.
Eccola chinarsi su Maurizio Di Francescantonio, 37 anni, stringergli il viso, accarezzarlo dolcemente, sincerarsi che è vivo, trascinarsi sui sedili, rimanere accanto al figlio ferito e sotto choc. Non è il momento di crollare, deve ricordare tutto (sarà lei a riconoscerli in commissariato), pensare a Maurizio. Tutt'intorno è già andato in scena il fuggi fuggi generale, anzi no, una donna bionda e un po' impacciata non sa se andare o restare, s'attarda a guardare, raduna dentro sè tutto il coraggio che ha, rompe quel vetro d'indifferenza e timore che ha spinto molti ad allontanarsi velocemnte, alla fine allunga il braccio, gli offre la sua bottiglietta d'acqua, raccoglie il cellulare, le scarpe, gli oggetti che Maurizio e la mamma hanno perso nella lunga lotta con Luigi Riccitiello, 26 anni, Antonio Senneca, 24 anni e un altro ancora non fermato. Di uomini, sul vagone, non c'è traccia.
«Le aggressioni nella metro? Purtroppo ci sono tutti i giorni». A dirlo è una guardia giurata che lavora per una ditta privata per conto di Atac. E se l'allarme viene da un vigilantes che fa quel che può nella metro di Roma, c'è da preoccuparsi davvero. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino