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Il decreto rave alla prova del Parlamento. Inizia oggi l'iter del primo provvedimento adottato dal governo Meloni. Al Senato, in Commissione giustizia presieduta dalla leghista Giulia Bongiorno, approderà il testo sulle misure di sicurezza contro i raduni illegali voluto dal premier Giorgia Meloni e dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Che in sede di conversione in legge subirà modifiche con un emendamento della maggioranza. A partire da una riduzione della pena massima prevista.
Il decreto licenziato da Palazzo Chigi prevedeva infatti una pena dai due ai sei anni per una nuova fattispecie di reato, «invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l'ordine pubblico o l'incolumità pubblica o la salute pubblica» (434 bis del Codice penale). Nella versione finale, la condanna massima scenderà a quattro. Cioè uno in meno dei cinque anni che per legge permettono all'autorità giudiziaria di fare ricorso alle intercettazioni.
È questo il vero tornante delle trattative nella maggioranza per ritoccare la stretta sui raduni, inserita in un decreto a seguito del rave illegale nel modenese sgomberato lo scorso 1 novembre. Un compromesso che viene incontro alle richieste garantiste di Forza Italia per ridurre la pena ed eliminare il ricorso alle intercettazioni.
Il decreto cambia, dunque, ma non si snatura.
E proprio la circolazione di droga è un altro punto dirimente del dibattito in aula. L'idea è quella di «tipizzare» ulteriormente il reato per evitare che si possa applicare a una qualsiasi occupazione di un edificio scolastico e universitario. Come? Aggiungendo un altro distinguo a quello già presente nel testo, che parla di «invasione arbitraria»: lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Per il resto, il governo è disposto a limare i dettagli. «Siamo pronti ad ascoltare eventuali proposte», aveva detto del resto la stessa Meloni. A cui ha fatto eco Piantedosi incontrando i sindacati la settimana scorsa: «Appoggerò qualunque modifica in Parlamento». Con un paletto, inamovibile: deve restare a tutti i costi la confisca delle attrezzature. Il vero spauracchio per chi è dietro a un business che frutta non poco. Dal raduno vicino a Modena, ad esempio, sono stati sequestrati cento pezzi tra strumenti musicali, casse e mixer per un valore di 150mila euro. Nel taglia e cuci del decreto, si interverrà infine su un altro versante: la quota minima dei partecipanti al rave per definire il reato. Cinquanta sono troppo pochi, l'ipotesi è di raddoppiare portando la soglia a cento.
Non c'è solo il decreto rave. Oggi il Senato discuterà nelle commissioni Giustizia e Affari costituzionali delle norme sull'ergastolo ostativo. La maggioranza è pronta a ritoccare il testo. Con una stretta ulteriore chiesta da FdI sull'onere probatorio a carico del condannato mafioso e sulla concessione dei benefici. A partire da una verifica «di incongruenze con la dichiarazione dei redditi della famiglia e il suo stile di vita» e delle reali disponibilità economiche del detenuto all'interno del carcere per accertare l'eventuale sussistenza del vincolo associativo.
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