Pasquale Tridico lo aveva sempre ripetuto in camera caritatis: «Con tutti gli evasori che ci sono in Italia, alla fine le domande del reddito saranno minori del...
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Le ragioni dietro questo trend sono molteplici. Spiegano, per esempio, dall'Inps: «Una forte scrematura la stanno facendo i paletti di natura economica previsti dall'Isee per accedere al benefit e che sono molti stringenti. Chi ha una casa di proprietà, è ancora nello stato di famiglia dei genitori oppure ha una macchina con una motorizzazione più potente, è di fatto fuori. Per questo stimiamo che alle fine le famiglie beneficiarie saranno massimo 1,1 milioni». Aggiunge dal mondo dei centri di assistenza fiscale, Giovanna Ventura, la presidente dei Caf Cisl: «Un rallentamento nell'accesso al provvedimento è dovuto al fatto che noi e le Poste abbiamo saputo spalmare la presentazione delle domande per evitare le code registrate a gennaio, quando i lavoratori hanno depositato le richieste per il pensionamento anticipato con Quota 100. Infatti, si viene convocati soltanto quando è pronto l'Isee. Ma soltanto questa settimana, noi ai Caf della Cisl, abbiamo fissato 27mila appuntamenti». Non va poi dimenticato che alcuni potenziali beneficiari traccheggiano: come chi riceve il Rei, il sussidio introdotto dal governo Gentiloni e presentando la domanda e teme di perderlo e di restare almeno per un mese senza soldi nel passaggio al reddito. Stesso discorso va fatto per quelli che nel 2018 reputano di aver guadagnato meno dell'anno precedente e aspettano l'ultima dichiarazione dei redditi più leggera da allegare all'Isee per strappare qualche decina di euro in più.
A oggi sono circa 730mila le domande presentate: 221.933 (31.309 solo dalla Campania) quelle depositate alle Poste oppure attraverso il canale online, oltre mezzo milione quelle passate attraverso i Caf. Ma per capire il trend bisogna partire dai numeri annunciati dalla maggioranza, per di più dal fronte grillino, da un anno a questa parte. Prima delle elezioni i Cinquestelle annunciavano un intervento contro la povertà mai visto in passato, del quale avrebbero beneficiato circa 9 milioni di persone, pari a tre milioni di famiglie. Lo scorso settembre il vicepremier Luigi Di Maio aveva rivisto la platea al ribasso, parlando di «sei milioni e mezzo di persone», ricalcando di fatto le stime dell'Istat sulla povertà relativa. Ma da allora sono successe molte cose: le pressioni, da un lato, della Lega per rendere il provvedimento sempre meno assistenziale e più legato al ricollocamento professionale, e, soprattutto, dall'altro la battaglia persa in Europa con la Commissione per portare il deficit/Pil al 2,4 per cento. Dopo i diktat di Bruxelles l'entità della manovra è diminuita di 6,5 miliardi di euro e con essa è calata la dotazione del fondo per il reddito, che è sceso sotto i sei miliardi di euro, uno dei quali destinato al potenziamento dei Centri per l'impiego e all'assunzione dei navigator. Tanto che proprio in quel periodo Tridico aveva ipotizzato un tasso di adesione all'85 per cento tra i potenziali beneficiari, che avrebbe portato all'erogazione di 1,3 milioni di assegni per altrettante famiglie, per una platea complessiva pari a «circa 4 milioni di persone».
Se vogliono ottenere la card ad aprile e il primo assegno alla fine di maggio, disoccupati e lavoratori dovranno fare richiesta entro la fine del mese. Ma non tutte le domande saranno accolte: all'Inps stimano che circa il 30 per cento delle domande saranno rigettate. Per il Rei ne furono respinte la metà. Le prime risposte saranno date non prima del 15 aprile, intanto al momento sono state rifiutate soltanto 200 domande per errori di compilazione. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino