Sos nei piani alti del Movimento 5 stelle: «Non possiamo permetterci un'altra Emilia-Romagna. Non possiamo sparire come in Calabria». Dunque, mai come stavolta le...
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Il 17 a Napoli De Luca - lo ha annunciato il figlio Piero, deputato - si farà incoronare candidato, il che chiuderebbe ogni ipotesi di accordo a sinistra. Ma il Pd nazionale e quello provinciale, al contrario di quel che resta di quello regionale che è in mano al governatore uscente, nicchia e resiste. Sanno tutti, e lo sa anche la Lega che ha sondaggi non buoni per i candidati del centrodestra nel caso M5S e Pd facessero fronte comune nelle varie regioni, che le partite già chiuse in favore di Salvini-Meloni-Berlusconi si riaprirebbero per esempio proprio in Campania. Altrove, come in Veneto, naturalmente no. Ma in altri posti ancora, come la Liguria sicuramente sì. Ed è proprio la Liguria il vero terreno in cui si sta più avanti nella costruzione dell'alleanza rosso-gialla. Beppe Grillo dice di non occuparsene, e invece ci sta lavorando. I parlamentari liguri spingono per il patto comune anti-Toti. Gli attivisti regionali sono più per l'accordo che contro. E nel Pd c'è il vicesegretario Andrea Orlando che si sta applicando. L'obiettivo è convergere su Ferruccio Sansa, e farlo votare su Rousseau, come civico che possa andare bene ad entrambi. Ma Alice Salvatore, detta la zarina, vicinissima a Casaleggio, non molla la candidatura che ha strappato con i clic e vuole vendere cara la pelle. Come finirà? Mentre si parla tanto di scissione nazionale nei 5 stelle, una scissione regionale starebbe profilandosi nel M5S ligure. Un antipasto tra quel che potrà accadere su larga scala, tra l'ala identitaria-dimaiana (decisa a rifiutare qualsiasi intesa elettorale se non con liste civiche) e quella arciconvinta che senza vere nozze con il Pd si è destinati all'estinzione. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino