Pd diviso nel Lazio: Zingaretti con Schlein, D'Amato sceglie Bonaccini

E l'ex Renzi boccia l'ingresso dell'ex Iena Giarrusso nelle file dem: «Contenti loro, contenti tutti»

Pd, regionali Lazio: Zingaretti con Schlein, D'Amato sceglie Bonaccini
Uniti in Regione, separati in casa. Se per casa s'intende largo del Nazareno, quartier generale del Pd. Dopo cinque anni dalla stessa parte della barricata alla guida del...

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Uniti in Regione, separati in casa. Se per casa s'intende largo del Nazareno, quartier generale del Pd. Dopo cinque anni dalla stessa parte della barricata alla guida del Lazio, le strade di Nicola Zingaretti e Alessio D'Amato si dividono sul congresso dem. Perché se l'ormai ex governatore, oggi deputato, appoggia Elly Schlein («con lei si può costruire il cambiamento», l'endorsement di Zingaretti alla paladina di OccupyPd), l'aspirante prossimo inquilino di via Cristoforo Colombo non ha dubbi: alle primarie «voterò Stefano Bonaccini», ha annunciato ieri in un'intervista su Raitre. 

Che i due abbiano profili simili, del resto, non è un mistero. Sia Bonaccini che D'Amato si sono fatti le ossa al governo di una regione, uno da presidente, l'altro da assessore alla Sanità. Ed entrambi incarnano il volto riformista del Pd, quello che non vuol rinunciare alla vocazione maggioritaria (né ai rapporti col Terzo polo). Tra l'aspirante segretario e l'aspirante presidente, insomma, c'è feeling. Tanto che dai rispettivi staff non si escludono eventi elettorali in comune nei prossimi giorni. Anche se «in questo momento precisa chi lavora con il titolare della Sanità laziale D'Amato lavora pancia a terra per vincere alle regionali: non si occupa delle primarie del Pd». Anche perché per adesso la discussione tra i dem, ha osservato lui stesso ieri ad Agorà, resta distante dai problemi della gente: «La fase congressuale è troppo lunga, probabilmente queste regole andranno riviste», il commento di D'Amato. «Credo che il Pd debba mettere al centro i temi del lavoro, dello sviluppo e dei giovani ha aggiunto sono queste le questioni fondamentali». Questioni su cui non a caso Bonaccini (ieri impegnato in Trentino Alto Adige, diciannovesima regione toccata dal suo tour) è il primo a insistere, puntando sul mantra della «concretezza». 

Era nella Capitale invece Elly Schlein (al Vinile, locale trendy in zona Ostiense) quando ha incassato l'appoggio di Nicola Zingaretti: «Questo pomeriggio andrò al suo evento romano per sostenerla ha rotto gli indugi l'ormai ex numero uno del Lazio Dobbiamo tornare a costruire speranza, e per farlo bisogna avere il coraggio di cambiare». Da settimane Zingaretti era dato in avvicinamento alla deputata bolognese, principale sfidante di Stefano Bonaccini al Nazareno. E nelle scorse ore è stato lui stesso a confermare i rumors: «Elly è l'ipotesi più credibile», ha dichiarato, di fronte a un «gruppo dirigente del Pd che non è stato in grado di dare una risposte» alla debacle del 25 settembre. Ora insomma per Zingaretti bisogna «voltare pagina», «costruire una nuova classe dirigente» che combatta davvero quella «degenerazione delle correnti» che due anni fa lo spinse a dimettersi da segretario. E «io annuncia farò tutto il possibile perché il Pd abbia finalmente una donna segretaria». 

Intanto, per un ex governatore e un aspirante tale che si dividono sul congresso, c'è anche un ex segretario che dice la sua: Matteo Renzi. Che nella sua e-news torna a pungere sul (non) ingresso dell'ex Iena Dino Giarrusso nelle file dem: «Contenti loro, contenti tutti». Ma alla fine, grazie a un cavillo regolamentario, Giarrusso non ci sarà. Ieri si sono chiuse le iscrizioni al Pd per la fase congressuale e l'ex Iena («è escluso chi è stato eletto in altri gruppi», recita il documento) è fuori.

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Il Mattino