MILANO Roberto Maroni lascia il Pirellone con una mappa a forma di rosa camuna, quattro petali verdi che illustrano "la decima legislatura in venti fatti". Con...
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"DI MAIO COME SPELACCHIO"
E tra questi c'e' Silvio Berlusconi, al quale Maroni e' sempre piaciuto e ha spesso fatto da cuscinetto nelle frizioni da il fondatore di Forza Italia e il leader leghista. "So cosa significa governare - spiega il presidente nella sua ultima conferenza stampa all'undicesimo piano di Palazzo Lombardia - La mia preoccupazione e' che possa assumere la responsabilita' di governo uno come il candidato Cinquestelle Luigi Di Maio, che per me e' la Raggi al cubo. Se dovesse andare lui a Palazzo Chigi, temo che che l'Italia finisca come Spelacchio, un rischio da evitare a tutti i costi". Al di la' della cautela e dei formalismi di rito, dunque, Maroni punta in alto. Dritto a Roma, dove si presenta forte dell'accordo sull'autonomia in procinto di essere ratificato. Un "referendum epocale", lo definisce il governatore, con 23 materie trasferibili per competenza dal governo alla regione e 54 miliardi di residuo fiscale. "L'obiettivo e' firmare l'accordo a Roma entro gennaio o comunque prim delle elezioni, per stabilire competenze e risorse aggiuntive. La Lombardia e' il contribuente principale, voglio piu' spazio di manovra e piu' risorse: domani saro' nella Capitale per chiudere la prima fase. E voglio anche che il prossimo parlamento abbia sul tavolo l'intesa gia' firmata, senza piu' entrare nel merito delle materie e delle risorse. Sono ottimista, da parte del governo c'e' leale collaborazione".
PALAZZO CHIGI ALL'ORIZZONTE
In nome di uno spirito di pacificazione ringrazia Matteo Salvini, "che ha incitato me e Luca Zaia a scrivere parte del programma nazionale sull'autonomia" e assicura che la scelta di non ricandidarsi al Pirellone non ha creato tensioni interne. "Ho spiegato a Salvini che questo non ha nulla a che fare con la politica, che e' una mia scelta personale.
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Il Mattino