Nel Pd «adesso c'è da fare. Lanceremo una nuova classe dirigente, gireremo in lungo e largo l'Italia, scriveremo il programma dei prossimi cinque anni in modo...
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Al voto al più presto? «Mi è assolutamente indifferente. Io non ho fretta, decidiamo quel che serve all'Italia senza ansie ma anche senza replicare il 2013 dove abbiamo pagato un tributo elettorale al senso di responsabilità del Pd. Forse alcuni parlamentari, specie dei nuovi partiti, sono terrorizzati dalle elezioni perché sanno che non avrebbero i voti neanche per un'assemblea di condominio. Ma noi no. Noi faremo ciò che serve al Paese». L'M5S? «Quei ragazzi sono già divisi, si odiano tra gruppi dirigenti, fanno carte e firme false per farsi la guerra. Ma sono un algoritmo, non un partito» e Grillo «è il Capo di un sistema che ripete ai seguaci solo quello che vogliono sentirsi dire, raccogliendo la schiuma dell'onda del web. Dovremmo fare una colletta per liberare la Raggi e i parlamentari europei dalle orrende manette incostituzionali che multano l'infedeltà al partito, ogni ribellione o autonomia. Ma quelli che vedevano la deriva autoritaria nella riforma costituzionale, su questo tacciono. Se l'immagina una misura del genere nel Pd? Io non voglio una sinistra dell'algoritmo: la voglio libera, capace di pensare con la sua testa, coi suoi valori, la sua cultura, i suoi ideali», conclude. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino