Ai gabbiani e ai roditori che rovistano tra i cumuli di rifiuti abbandonati e non raccolti, a caccia di cibo, i romani ci hanno fatto ormai l’abitudine. Ma adesso a...
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A migliaia sono proliferati in diverse zone di Roma dove l’emergenza sulla raccolta rifiuti è di là dall’essere risolta. Soltanto due giorni fa – come ha poi denunciato il gruppo Pd in Campidoglio – in piazza dei Condottieri, all’angolo con via Roberto Malatesta il colore grigio dell’asfalto era coperto dal biancore dei vermi. E non è di certo un caso isolato. Esempi analoghi si rincorrono in molte altre zone. Il Pigneto è uno dei quartieri che più di altri è vittima di questa nuova ondata di degrado.
Ma i bigattini si sviluppano e crescono – fino a diventare vere e proprie mosche – anche a Roma Est, nell’area della Tuscolana dalla metro Lucio Sestio a via Ponzio Cominio e poi ancora sulla Cassia, in via Flaminia nuova all’altezza del civico 852 in via Candiani (al Quarticciolo) in svariate parti del X Municipio da Ostia a Dragoncello. I fattori che hanno reso possibile questo sviluppo sono molteplici: la posizione dei cassonetti – due volte su tre sotto al sole – i cumuli di rifiuti indifferenziati e organici che, non raccolti, ad alte temperature iniziano a decomporsi come avviene con le carcasse degli animali. Ecco allora i bigattini che hanno preso a svilupparsi proprio in quelle zone dove la raccolta va a rilento da almeno tre giorni. Bastano infatti meno di 72 ore per far sviluppare questi insetti vicino e sopra i rifiuti organi in fase di decomposizione. Anche l’Asl Rm1 certifica questa situazione: svariate le segnalazioni inviate all’Ama anche sul fronte della mancata pulizia in zone vicino a scuole e ospedali (dieci quelle inviate negli ultimi giorni) agli uffici di via Calderon della Barca. «I bigattini in sé non sono pericolosi per la salute: certo, se le cose restano così la situazione potrebbe cambiare e diventare più pericolosa – spiega Alessandra Brandimarte, vice responsabile del Sisp, il Servizio igiene e sanità pubblica dell’Asl Rm1 – in tutte queste zone sarebbe però necessario non solo rimuovere i rifiuti ma provvedere a una sanificazione e a una bonifica dei cassonetti e dell’asfalto almeno di prossimità». Che fa l’Ama? Diffonde delle note, l’ultima ieri, dove si legge: «Sono in corso attività a ciclo continuo di igienizzazione e sanificazione intorno alle postazioni dei cassonetti stradali, in particolare quelli marroni dedicati agli scarti alimentari e organici, con circa 1.500 interventi». Ma le segnalazioni continuano a piovere con la stessa velocità con cui si sviluppano i bigattini. A rendere difficile il sistema di raccolta, anche le 4 cooperative – Multiservizi, Sangalli, Avr e Sarim – che lo scorso gennaio hanno vinto l’appalto per la raccolta dei rifiuti non domestici (scuole, mercati, ospedali e negozi). Il personale è poco e non sempre si riescono a coprire i turni. Morale? I negozianti, ad esempio, tra questi anche bar e ristoranti, scaricano nei cassonetti normali ma l’Ama non riesce a smaltire anche perché l’impianto di Rocca Cencia è stracarico. Per la gioia di larve e mosche. Arrivate a dar man forte a topi e gabbiani. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino