Dissesto idrogeologico, Campania terza: e c'è anche il rischio sismico-vulcanico

Il rapporto Ispra sul pericolo in Italia: 348 morti causati da alluvioni, frane e smottamenti

La mappa del rischio idrogeologico
Se c’è una cosa che dovremmo ricordare, è che il territorio italiano per la sua morfologia e geologia è tra i più esposti ai rischi. Con gli...

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Se c’è una cosa che dovremmo ricordare, è che il territorio italiano per la sua morfologia e geologia è tra i più esposti ai rischi. Con gli ultimi eventi in Emilia Romagna, ci siamo ricordati del dissesto idrogeologico del Paese, dal 2007 a oggi le persone che hanno perso la vita a causa di eventi naturali sono complessivamente 348, di cui 188 per le inondazioni e 160 per le frane. In aggiunta a questo rischio abbiamo quello sismico e buona parte degli edifici privati sono senza adeguamento poiché solo quelli pubblici sono obbligati dalla certificazione, come se un sisma decidesse di colpire selezionando le strutture.

Gran parte dei presidenti degli ordini regionali dei Geologi, infatti, chiede a gran voce al governo che i bonus energetici o di altro tipo debbano essere concessi solo a chi prima mette in sicurezza le proprie case dal punto di vista sismico. E infine, per alcuni territori nazionali, c’è anche il rischio vulcanico, con alcuni vulcani più dinamici (Etna e Stromboli) e altri molto meno, vedi Vesuvio, Campi Flegrei e Vulcano. Da una sommatoria di queste mappature e classificazioni la Campania le contiene proprio tutte, diventando così la Regione più pericolosa da un punto di vista geologico. 

Il Rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico in Italia è un documento assai importante poiché fornisce il quadro di riferimento aggiornato sulla pericolosità per frane e alluvioni, sull’erosione costiera e sugli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali.

I dati del Rapporto rappresentano un utile strumento a supporto delle politiche di mitigazione del rischio, e sebbene non abbiano una cadenza annuale, i dati consultabili contengono aggiornamenti in tempo reale per gli addetti ai lavori come geologi, ingegneri, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, CNR, Protezione civile. 

Dando anche solo uno sguardo alla mappa frutto di questo lavoro, si evidenziano due gigantesche aree blu, in Emilia Romagna e Calabria, relative all’elevato rischio alluvioni. Queste regioni sono sicuramente le più delicate, ma per motivi diversi: in Emilia Romagna abbiamo una piana alluvionale, in Calabria abbiamo invece le fiumare. Ossia un particolare corso d’acqua assimilabile a un torrente, ma che in questo territorio scorre lungo solchi di rocce metamorfiche quasi impermeabili e fortemente pendenti. Questo le rende assai pericolose, poiché in occasione di eventi piovosi massicci, l’acqua nell’alveo acquisisce una forte componente cinetica e di conseguenza molta energia con il risultato di creare erosione massiccia e violenta. Uno degli eventi più tragici è avvenuto a Soverato nel 2000 con i 13 morti nel campeggio allestito nel letto del fiume Beltrame, spazzato via dalla forza della piena. Secondo le mappe, piccoli porzioni di territori con meno rischi idrogeologici e bassa pericolosità sismica li troviamo in Puglia, Lazio, Sardegna e Veneto.

Secondo i dati del Rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio 2021 (l’ultimo emesso dall’ente, ndr), complessivamente il 93,9% dei comuni italiani (7.423) è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera. Le regioni con i valori più elevati di popolazione che vive nelle aree a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna (quasi 3 milioni di abitanti a rischio), Toscana (oltre 1 milione), Campania (oltre 580 mila), Veneto (quasi 575 mila), Lombardia (oltre 475 mila), e Liguria (oltre 366 mila). La Campania, quindi è terza per pericolosità, ma a questo rischio ne vanno aggiunti altri due: sismico e vulcanico.

Se valutiamo la sismicità invece, ecco che siamo primi con Calabria, Sicilia per rischio sismico elevato o molto elevato, seguiti da Friuli, Abruzzo, Basilicata, Umbria e Marche. Irpinia e Sannio insistono sulla dorsale appenninica, origine di tutti i terremoti più violenti e che attraversa quasi tutte le Regioni appena menzionate che rientrano nella categoria di zone sismiche. Sicure dal punto di vista sismico, invece, Sardegna, gran parte del Piemonte e dell’Alto Adige, a rischio 4. In Campania non manca nulla e così ecco che siamo primi anche per il rischio vulcanico. I nostri tre vulcani quiescenti, cioè che hanno dato eruzioni negli ultimi 10mila anni ma che attualmente si trovano in una fase di riposo, sono Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia. A differenza di altri vulcani quiescenti o attivi (Etna e Stromboli), abbiamo un’elevata densità di popolazione, presenza di numerosi centri abitati tra cui Napoli.

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Il Mattino