La bara è lì, a pochi passi dalla villa in cui abitò Totò Riina, nel complesso di via Bernini 52 che ora ospita il Centro Paolo Borsellino, la cui...
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Salvatore e Rita Borsellino
Nella villa confiscata, lo scorso 3 gennaio fu aperto il Centro, e ancor prima nel complesso residenziale si erano trasferiti gli uffici dell'Ordine dei giornalisti e una stazione dei carabinieri.
L'ultima apparizione pubblica di Rita Borsellino risale allo scorso 19 luglio, in via D'Amelio. Dopo le denunce della nipote Fiammetta, la figlia di Paolo, che nel 2017 parlò di «25 anni di schifezze e menzogne» riferendosi ai quattro processi che non hanno ancora portato a nulla, il 2018 doveva essere per Rita Borsellino l'anno risolutivo, il tempo per porre fine a quella cascata di «coriandoli di verità, un tema carnascialesco». Non è andata così. Il suo impegno è stato multiforme e nel 2006, dopo dieci anni come vicepresidente di Libera, l'associazione antimafia fondata da don Luigi Ciotti, si è candidata per il centrosinistra alla presidenza della Regione siciliana: perse la sfida con il governatore uscente Salvatore Cuffaro, che fu rieletto ma che due anni dopo dovette dimettersi perché accusato di aver favorito la mafia: sarà condannato a 7 anni di carcere.
Eletta europarlamentare nel 2009 nella lista del Pd, tre anni dopo si candidò alle primarie per sindaco di Palermo ma venne sconfitta d'un soffio da Fabrizio Ferrandelli, che poi perse la sfida fratricida con Leoluca Orlando. Nel 2012, alle regionali siciliane, Pd e alleati candidarono ed elessero Rosario Crocetta. Tra gli assessori del neo governatore c'era Lucia Borsellino, figlia di Paola. In quelle stesse elezioni Rita Borsellino sostenne Giovanna Marano, candidata di un pezzo della sinistra che sfidava Crocetta. Il rapporto col Pd, cautamente iniziato, si chiudeva lì. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino