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Avrebbe cercato di ripararsi in un'intercapedine, uno spazio asfissiante di venti centimetri che separa il muro dall'ascensore, nel tentativo di schivare il mezzo e rimanendo, così, schiacciato. Fabio Palotti, 39 anni, avrebbe lottato fino all'ultimo secondo pur di salvarsi dall'impianto di sollevamento che gli stava precipitando addosso, all'interno della Farnesina, dove mercoledì scorso stava facendo dei lavori di manutenzione: non si sa ancora se quel giorno era di turno da solo e se l'ascensore era guasto. Ed è proprio su questi due particolari che si stanno concentrando le indagini della Procura: il pm Antonino Di Maio procede per omicidio colposo, per il momento a carico di ignoti.
PUNTI CHIAVE
Ma sono anche molti altri i punti da chiarire sulla vicenda, a cominciare dall'orario della morte, che deve essere retrodatato di almeno dieci ore rispetto al momento in cui il corpo è stato trovato, la mattina di giovedì. Altre risposte, su quello che è avvenuto il giorno della tragedia, le darà lunedì l'autopsia, già disposta dal pm e affidata all'istituto di medicina legale del Policlinico Gemelli. Ulteriori informazioni sulle ultime ore di vita del giovane potrebbero arrivare dal cellulare che il trentanovenne aveva con sé quando ha preso servizio, il 27 aprile alle 14,30: «Questo è il primo aspetto che va assolutamente chiarito - spiega l'avvocato Michele Montesoro, legale dei familiari del giovane - Al momento del telefonino non c'è traccia, quello di servizio è stato regolarmente trovato.
TELECAMERE
Quello che al momento agli inquirenti appare certo è che l'operaio ha cercato di salvarsi, ma in uno spazio molto piccolo, di appena 20 centimetri. La cabina ascensore lo avrebbe schiacciato danneggiandogli il volto e parte del corpo. Una perizia tecnica dovrà spiegare perché l'ascensore si sia messo in moto. Le verifiche saranno fondamentali per chiarire se ci sia stato un malfunzionamento del comando di blocco, o se si sia trattato di una tragica dimenticanza dell'operaio. Anche per questo motivo gli inquirenti stanno cercato di acquisire le immagini delle telecamere presenti nel pianerottolo a pochi metri dall'ascensore. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino