Mai servire carne bovina a cena. Perché i buoi vanno rispettati, visto che trainano l'aratro nelle campagne. Nessun dono va scartato o deve avere inciso il numero 4...
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Quando s'invitano i cinesi, la regola base è quella di riempire le sedi istituzionali di bandiere rosse. E rossi devono essere le tovaglie o i centro tavola nei pranzi ufficiali. Altro suggerimento che i capi del cerimoniale fanno è mostrarsi formali. Racconta Massimo Sgrelli, per quindici anni alla guida del cerimoniale di Palazzo Chigi: «Quello cinese è un cerimoniale molto attento perché la cultura di quel Paese fa conto sull'immagine, su quella che si definisce la civiltà della vergogna, rispetto alla nostra che chiamiamo civiltà della colpa. Sì, per loro l'immagine è tutto». In questa chiave bandite le cravatte sgargianti, i riferimenti ad argomenti di carattere politico (dimenticare parole come Tibet o diritti umani) o battute che i traduttori potrebbero riportare male. Il primo impegno ufficiale di Jinping a Roma sarà l'incontro con il nostro capo dello Stato. Mattarella, stando al protocollo, dovrà riceverlo all'uscita dalla macchina nel cortile degli Onori, dargli la mano - perché siamo in Italia, altrimenti i cinesi preferiscono gli inchini e un formalissimo benvenuto accompagnato da un sorriso smagliante. E assieme - dopo aver ascoltato gli inni nazionali - passeranno in rassegna un drappello di Corazzieri. All'ospite è dato il privilegio di camminare vicino ai militari. Stessi compiti anche a Palazzo Chigi il giorno dopo per Giuseppe Conte, che dovrà far trovare un reparto scelto di militari. Tutto organizzato nei minimi dettagli anche negli incontri politici, aperti prima ai due leader e a loro interpreti, quindi estesi in un secondo momento alle delegazioni diplomatiche e soltanto se necessari a tecnici. Siccome il tempo poco e ogni parola va pesata, i maestri del cerimoniale impongono di offrire solo bibite - analcoliche perché si sta lavorando - e mettono al bando biscottini e salatini, che potrebbero causare imbarazzanti rigurgiti.
Ancora più maniacale la cura dei pranzi ufficiali: al riguardo Jinping ne ha in programma due, una cena di gala al Quirinale nel salone delle feste con 160 persone, e un pranzo domani a Palazzo Chigi. I menu sono concordati con l'ambasciata cinese, ma a quanto si sa, dopo l'antipasto è prevista pasta corta, da poter mangiare anche con le bacchette, carne bianca o pesce, dolce, vini molto secchi e brindisi con lo spumante dove gli auguri devono avere un ritmo piatto come in un convento benedettino. Obbligatori l'alternare uomini e donne, porzioni piccole e tempi molto stretti, massimo un'ora e mezzo perché mica si è a un matrimonio. Unica differenza tra la cena da Mattarella e il pranzo da Conte (dove cucinerà Benito Boschi), è che al Quirinale gli interpreti non possono mangiare a tavola con gli altri: siedono alle spalle dei potenti.
In teoria, dopo il cibo, vengono i regali, ma anche su questo fronte i cinesi vanno presi con le pinze: mai scartare un loro dono, è considerata un'offesa, e mai offrire orologi, fazzoletti, ombrelli o fiori bianchi, oggetti associati alla morte. Conte, per esempio, farà omaggio di una stampa con cornice in radica e di una bottiglia di Amarone. Tra i momenti di svago un concerto questa sera alla Cappella Paolina: un'esibizione lampo, perché visto il fuso chi viene da lontano ha diritto a farsi una bella e lunga dormita. Al direttore d'orchestra è concesso soltanto di salutare da lontano. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino