La scena sembra tratta dalla serie tv su Chernobyl, che riscosso un enorme successo in tutto il mondo, ma tanta indignazione ha suscitato in Russia. Sono le 4:30 del pomeriggio...
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A parlare sono in cinque, tra medici e paramedici. La loro identità viene naturalmente celata poiché i servizi segreti marcano stretto lo staff dell'ospedale. Chi ha curato in prima persona i tre feriti ricoverati dopo l'incidente è stato infatti invitato a firmare un accordo di non divulgazione che impedisce di parlare dell'accaduto. E per forza. Di fatto medici e infermieri sono stati abbandonati a loro stessi, nessuno ha spiegato che cosa fosse veramente accaduto e dunque lo staff non ha preso le precauzioni del caso per proteggersi dalle radiazioni. Il quotidiano precisa che nessuna delle sue fonti ha lavorato direttamente con i pazienti in questione ma tutti hanno partecipato a un briefing in ospedale il 12 agosto scorso, alla presenza di un viceministro della Sanità del governo regionale di Arkhangelsk. I cinque sono poi «in costante comunicazione con i colleghi che hanno curato le vittime». Non solo per spirito di amicizia. Quando, infatti, è stato reso noto che a Severodvinsk era andato male un test missilistico a propulsione nucleare, le autorità hanno offerto alla staff dell'ospedale di sottoporsi a esami approfonditi a Mosca: circa sessanta persone hanno accettato. Ebbene. A uno dei dottori è stato trovato il Cesio-137 (un isotopo radioattivo che è un sottoprodotto della fissione nucleare dell'uranio-235) nel tessuto muscolare. Una delle fonti ha affermato che il medico interessato glielo ha raccontato direttamente, anche se non era stato informato della quantità o della concentrazione dell'isotopo trovato.
L'informazione è stata smentita a stretto giro dal ministero della Sanità. Nel comunicato si ammette però che l'Agenzia Federale Biomedica Russa (FMBA) «ha esaminato 91 medici dell'ospedale regionale di Arkhangelsk in seguito all'incidente dell'8 agosto a Severodvinsk». Circostanza mai emersa sinora. «Quando tutti i nostri colleghi torneranno ad Arkhangelsk, ci sederemo e discuteremo il da farsi», ha detto un altro medico osservando che lo staff sta prendendo in seria considerazione di presentare un esposto al procuratore generale. «Ogni regola è stata infranta. Perché questi pazienti sono stati portati in un ospedale civile e non in un ospedale militare? Perché al personale non è stato detto di attuare misure di sicurezza adeguate?». La risposta, lapidaria, la dà un altro dottore: «A oltre 30 anni dal disastro di Chernobyl, il nostro governo non ha imparato nulla e cerca ancora di nascondere la verità». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino