Bruxelles, Salah poteva essere arrestato 3 mesi fa, la polizia aveva il suo indirizzo

dal nostro inviato Non passa giorno senza che la polizia belga non venga messa sotto accusa per ciò che poteva essere fatto per prevenire gli attentati di martedì e...

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dal nostro inviato

Non passa giorno senza che la polizia belga non venga messa sotto accusa per ciò che poteva essere fatto per prevenire gli attentati di martedì e non è stato fatto. L’ultima bordata all’antiterrorismo di Bruxelles arriva da Malines, cittadina delle Fiandre a nord della capitale. Un agente di polizia in servizio a Malines più di tre mesi fa avrebbe inviato ai suoi superiori un rapporto nel quale veniva indicato un possibile nascondiglio di Salah Abdeslam, autore degli attentati di Parigi del 13 novembre e unico sopravvissuto del commando che nella capitale francese aveva fatto più di 130 morti. L’indirizzo indicato dal poliziotto di Malines - «ottenuto attraverso una fonte confidenziale» - è quello di Rue de Quatre Vents 79, nel quartiere di Molenbeek, a Bruxelles: lo stesso indirizzo dove sette giorni fa, al culmine di quattro mesi di affannata caccia all’uomo, Salah è stato arrestato.

 


Secondo un quotidiano fiammingo il rapporto non sarebbe mai arrivato a Bruxelles e sarebbe stato dimenticato in uno dei cassetti dei responsabili della polizia di Malines «in attesa di ulteriori verifiche». Intorno a questa vicenda sarebbe già stata avviata un’indagine interna per capire come una informazione così delicata e importante possa essere stata ignorata.

 La mancata individuazione del covo di Salah va ad aggiungersi al lungo elenco di negligenze che da martedì vengono rinfacciate agli apparati di sicurezza del Belgio. A cominciare dalle incredibili leggerezze che nei mesi passati hanno consentito ai fratelli Bakraoui (Khalid, fattosi esplodere nella metropolitana alla stazione di Maelbeek, e Ibrahim, uno dei due kamikaze dell’aeroporto) di circolare liberamente per il Belgio malgrado due pesanti condanne non ancora scontate per reati comuni e, soprattutto, malgrado le numerose segnalazioni relative alla loro appartenenza a gruppi eversivi in qualche modo collegati all’Isis.

Khalid e Ibrahim Bakrauoi nel 2015 avevano violato gli obblighi della libertà vigilata e sarebbero dovuti entrambi tornare in carcere per finire di scontare condanne a 5 e nove anni inflitte loro nel 2011 per rapina e, in un caso, per tentato omicidio nei confronti di un agente di polizia. Per due volte Khalid era stato sorpreso in compagnia di pregiudicati – circostanza non consentita dalle regole della libertà vigilata – ma non è mai stato preso alcun provvedimento punitivo nei suoi confronti.


Anche il secondo kamikaze saltato in aria all’aeroporto di Zaventem – Najim Laachraoui, considerato l’artificiere del gruppo – sarebbe già stato segnalato più di due anni fa come un potenziale terrorista legato ai gruppi fondamentalisti che nel nord Europa reclutavano militanti disposti a trasferirsi in Siria per essere addestrati nei campi militari dello Stato Islamico.
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Il Mattino