Salario minimo, prove di dialogo Meloni-Schlein: ma la strada è in salita. Ecco i punti di distanza

C'è il niet fermo, apparentemente inamovibile del centrodestra, alla soglia legale di 9 euro l'ora chiesta dalle opposizioni

Salario minimo, prove di dialogo Meloni-Schlein: ma la strada è in salita
Prove tecniche di dialogo. Sul salario minimo governo e opposizioni iniziano a parlarsi. Agli atti, c'è il niet fermo, apparentemente inamovibile del centrodestra alla...

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Prove tecniche di dialogo. Sul salario minimo governo e opposizioni iniziano a parlarsi. Agli atti, c'è il niet fermo, apparentemente inamovibile del centrodestra alla soglia legale di 9 euro l'ora chiesta dalle opposizioni. Confermato dall'emendamento soppressivo presentato dal governo in Commissione lavoro alla Camera.

Le aperture

Dietro le quinte però qualcosa inizia a muoversi. Giorgia Meloni potrebbe essere pronta a sedersi al tavolo e discuterne. E' una convinzione maturata negli ultimi giorni. Ad aprire uno spiraglio fra gli altri l'appello del leader di Azione Carlo Calenda che ha chiesto alla premier di incontrare le opposizioni e ascoltare le proposte in merito. Aperture tutte da verificare.

Le reazioni

In maggioranza e in particolare in Fratelli d'Italia l'idea di un salario minimo garantito per legge è fumo negli occhi. Sono bastate però le indiscrezioni di un cambio di prospettiva della premier a smorzare le polemiche. «Sono felice che ci sia un'apertura da parte del Governo a discutere di salario minimo. Sospendiamo le polemiche e proviamo a fare insieme qualcosa di utile per l'Italia», cinguetta Calenda.

Perfino la segretaria del Pd Elly Schlein sembra apprezzare l'apertura di Meloni, finora affidata a retroscena e indiscrezioni stampa. «Sono felice di leggere che ci sarebbe un'apertura della presidente del Consiglio a un confronto nel merito», ha chiosato oggi la leader dem, dicendosi pronta a incontrare la presidente del Consiglio «anche domattina». Bene il dialogo, dice Schlein, a patto però che «la maggioranza ritiri l'emendamento soppressivo».

Le resistenze

Insomma, i presupposti per parlarsi ci sono. E c'è chi non esclude che Meloni possa decidere di incontrare le opposizioni sul tema già nei prossimi giorni, anche se l'agenda non rende la cosa semplice tra conferenze, appuntamenti delicati in Parlamento come la mozione di sfiducia contro Daniela Santanchè presentata dai Cinque Stelle e ai voti mercoledì, e dunque il primo viaggio negli Stati Uniti da giovedì.

Le distanze però restano. Né dalla maggioranza in Parlamento piovono in queste ore ramoscelli d'ulivo verso le opposizioni compatte, una volta tanto, dietro la battaglia del salario minimo. Il presidente della commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto, spiega a LaPresse che le opposizioni dovrebbero rinviare l'esame della loro proposta a settembre. Due mesi necessari, dice, per «un ragionamento più ampio su salari e lavoro». Altrimenti, è il messaggio velato, ma neanche troppo, il muro contro muro porterà, prima della pausa estiva, al voto sull'emendamento soppressivo della maggioranza. E allora addio salario minimo.

I dubbi di Meloni

Più che aperta, la porta del governo sembra socchiusa. Del resto chi parla con Meloni rimane convinto della netta contrarietà della premier verso una misura ritenuta rischiosa perché potrebbe «riallineare a ribasso» gli stipendi.

La via maestra a detta del governo è invece intervenire sul taglio strutturale del cuneo fiscale per aumentare i salari. E' questa l'alternativa difesa a spada tratta in aula dal ministro Nello Musumeci in un'arringa contro il salario minimo che ha scatenato il putiferio tra i banchi della minoranza. Meloni non chiude, non del tutto almeno, rimane «laica», copyright suo, di fronte agli appelli bipartisan dalle opposizioni. Da qui a un'inversione di marcia del governo di strada ne passa.

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Il Mattino