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L’accoglienza riservatagli in Polonia, con il sindaco di Przemysl che gli ha regalato una maglietta con la faccia di Putin, potrebbe non essere bastata a Matteo Salvini. Il leader leghista deve infatti aver capito che il suo tentativo di riposizionarsi tra le fila dei sostenitori ucraini “duri e puri” era davvero una missione disperata. E allora, in nome della vecchia amicizia, perché non fare un salto a Mosca?
Salvini: «Orgoglioso di portare messaggio di pace. Il sindaco polacco? Un po' maleducato»
Salvini e l'ipotesi del viaggio a Mosca
Sì, perché secondo fonti diplomatiche Salvini avrebbe chiesto all’ambasciata russa il visto per sè e altri cinque o sei esponenti del Carroccio.
LE REAZIONI
Tant’è che ieri il suo vicesegretario e ministro Giancarlo Giorgetti ha provato a frenare: «Credo che Salvini sia animato da sincere intenzioni e aneliti pacifisti, non mi risulta che sia in programma un viaggio di questo tipo a Mosca - ha detto ieri - Credo che le relazioni diplomatiche internazionali in una situazione come questa richiedano grande prudenza, soprattutto debbano essere coordinate con il governo che la Lega sostiene. Io penso che si chiarirà questa dichiarazione di Salvini, mi sembra da valutare con grande prudenza».
LE SMENTITE
Non solo. Anche lo stesso leader leghista ha smentito le indiscrezioni riluciate dalla stampa: «Nessun visto richiesto o missione organizzata - ha detto stamane - L'obiettivo di arrivare alla pace a qualunque costo, e incontrando tutti come ribadito oggi dal Santo Padre, rimane per me (e per il 74% degli italiani, dati Ipsos) una priorità. Un rinnovato accordo fra Russia, Ucraina, Europa e Stati Uniti deve essere il traguardo di tutti». Una risposta immediata che ben evidenzia l'importanza politica della questione. Del resto una mossa di questo tipo avrebbe per Salvini, che pure ha abituato a qualche colpo di testa inatteso, un impatto potenzialmente devastante in termini di credibilità e consenso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino