La straordinarietà diventa normalità. Dopo le sessioni di laurea a distanza ora gli atenei cominciano a organizzarsi sul lungo termine, sulla distanza forzata e...
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Non è impossibile: alla Scuola Superiore S.Anna di Pisa hanno già fatto gli esami scritti per il dottorato a distanza. È un tema di cui si sta occupando il Ministero dell’Università. Alla Sapienza la facoltà di Giurisprudenza è partita con un’esperienza pilota che ha già dato buoni frutti: 250 esami sostenuti a distanza. Il primo è stato il 9 marzo, Storia del diritto romano, condotto dal vicepreside Franco Vallocchia. L’esperienza è andata bene al punto che l’ateneo ha deciso di continuare e diffondere delle linee guida che verranno discusse ed estese a tutte le facoltà. Le linee guida sono ancora una bozza che deve essere discussa con i rappresentanti degli studenti che a loro volta dovranno proporre migliorie e offrire spunti per superare le eventuali criticità.
Perché? Vediamo cosa dicono le linee guida. Innanzi tutto per garantire l’ufficialità dell’atto viene richiesto l’uso di due dispositivi collegati a internet. E questo già rappresenta un problema poiché non tutti hanno due apparecchi, che sia un telefono e un pc, in buono stato. Perché ne occorrono due? L’esame si dovrebbe svolgere così: lo studente si collega da casa su Google meet. Accede con un solo account ma con due dispositivi dando così doppia visione della situazione alla commissione: una rivolta verso l’unica entrata nella stanza e l’altra su se stessi. Poiché, altro requisito che compare nelle linee guida per garantire la validità dell’esame, è svolgere la prova orale in una stanza che abbia un solo e unico ingresso con lo studente che deve piazzare l’obiettivo della webcam alla quale si rivolgerà con le spalle al muro e a distanza di un metro e mezzo.
Un meccanismo complesso perché, come hanno sottolineato diversi studenti (la Sapienza ne conta 120 mila) è di difficile riuscita e soprattutto non alla portata di tutti. Con un dispositivo, in sostanza, si esegue l’appello, si controllano i documenti di identità dello studente e la matricola. Con quello stesso dispositivo si esegue anche una panoramica della stanza che dimostri alla commissione che non c’è nessuno presente e quindi non esistano suggeritori. Con il secondo dispositivo, inquadrato sull’intero mezzo busto dello studente, si devono mostrare faccia e mani libere bene in vista, e si sostiene l’esame vero e proprio a cui possono partecipare in video conferenza anche altri studenti e testimoni. Nelle tantissime videochat che facciamo in questi giorni sembra impensabile tanta formalità. Ma è un esame universitario, deve avere tutti i crismi dell’atto pubblico e ufficiale. In quei quaranta minuti in cui bisogna testare la preparazione di uno studente la variabile “luogo” deve poter essere neutra.
A Tor Vergata stanno procedendo con gli esami orali seguendo lo stesso meccanismo delle sessioni di laurea.
Il Mattino