Sara Di Pietrantonio, nuovo processo l'ex «merita l'ergastolo»: annullata condanna a 30 anni

Sara di Pietrantonio e Vincenzo Paduano
Sara Di Pietrantonio, non basta la condanna a 30 anni di reclusione per Vincenzo Paduano, l'ex guardia giurata condannata a questa pena dalla Corte di Appello di Roma lo...

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Sara Di Pietrantonio, non basta la condanna a 30 anni di reclusione per Vincenzo Paduano, l'ex guardia giurata condannata a questa pena dalla Corte di Appello di Roma lo scorso maggio per aver strangolato la sua ex fidanzata Sara Di Pietrantonio, studentessa di 22 anni, e bruciato il suo cadavere.


La poliziotta e la mamma, in ricordo di Sara

Sara, uccisa e bruciata dall'ex, Paduano in aula: «Mi vergogno, sono un mostro» L'accusa: «Confermare l'ergastolo»

Lo ha deciso la Cassazione, che ha annullato con rinvio ad un'altra sezione della Corte d'Assise d'Appello di Roma, accogliendo così il ricorso del Pg che ha chiesto di ripristinare la pena dell'ergastolo stabilita in primo grado. Il ricorso di Paduano, che chiedeva le generiche, è stato invece respinto. In aula anche la signora Concetta Raccuia, mamma di Sara: «Ho fiducia nella giustizia», ha dichiarato ai giornalisti che l'attendevano all'ingresso. 

 
«Vincenzo Paduano è responsabile di tutti i reati che gli sono stati contestati, e non devono essergli concesse attenuanti: piuttosto, va celebrato un processo d'appello bis per valutare la sua condanna all'ergastolo», aveva detto il Pg, chiedendo di rigettare il ricorso presentato dalla difesa di Paduano e di accogliere quello della Procura generale di Roma contraria allo sconto di pena e al venir meno dell'accusa di stalking ritenuta assorbita nel reato di omicidio. Il Pg Tocci, ha chiesto di «dichiarare l'autonoma sussistenza del reato di stalking» come stabilito in primo grado e di annullare con rinvio la sentenza d'appello «limitatamente alla pena» che é da aumentare. Paduano ha ucciso «non per un impeto di gelosia ma per spirito punitivo», ha ripercorso i fatti il Pg Tocci, ricordando che l'imputato «voleva esercitare sulla vittima un dominio possessivo». 


Ha poi aggiunto che «i social hanno invaso le nostre vite e ci rendiamo conto come sia invasivo un controllo su un account Facebook: l'inserimento abusivo in quello di Sara è sintomatico del dominio che voleva esercitare sulla ragazza». «Tutti gli elementi raccolti dalle indagini non consentono alcun ragionevole dubbio sulla fondatezza delle aggravanti», della premeditazione e dei futili motivi. Strada sbarrata anche alla richiesta della difesa di Paduano di ottenere le attenuanti generiche per via delle «scuse» che tardivamente ha fatto ai familiari di Sara. Per il Pg Tocci, «si tratta innanzitutto di scuse tardive: è facile chiedere perdono dopo essere stati condannati all'ergastolo, e non si tratta solo di tardività o di facilità, ma anche di inconcretezza».
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Il Mattino