Dipendente licenziato per un mi piace su Fb. Come alla Nestlè, un altro caso in Sardegna

Dipendente licenziato per un mi piace su Fb. Come alla Nestlè, un altro caso in Sardegna
Il dipendente di un'azienda di Villacidro (Medio Campidano) è stato licenziato per aver messo un like su un post di Facebook che il datore di lavoro ha ritenuto...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il dipendente di un'azienda di Villacidro (Medio Campidano) è stato licenziato per aver messo un like su un post di Facebook che il datore di lavoro ha ritenuto «denigratorio e diffamatorio». La vicenda segue di alcuni giorni un analogo fatto


avvenuto alla Nestlè (Perugia) che, dopo un confronto con i sindacati, ha deciso di far rientrare il licenziamento di una dipendente, allontanata dal lavoro per un post su Facebook.



Ora un nuovo caso: Marco Pinna, 40 anni, responsabile del reparto distribuzione ortofrutta della Cs&D, di cui è presidente del Cda Alberto Cellino, fratello dell'ex presidente del Cagliari Calcio, Massimo, nelle scorse settimane - ha anticipato il quotidiano L'Unione Sarda - ha postato un «mi piace» ad un commento di un suo ex collega, oggi pensionato, che poteva avere attinenze con l'azienda stessa.



Ha scritto «una storia di fantasia», ha spiegato il lavoratore, ma l'azienda non ha comunque gradito e fatto scattare una prima contestazione disciplinare nella quale si sottolineano «la manifesta violazione degli obblighi contrattuali di diligenza, correttezza, buona fede e lealtà», invitandolo a far pervenire «sue giustificazioni scritte entro cinque giorni».



È quanto il dipendente fa tramite il suo avvocato, ma le sue parole non bastano e così dal 30 ottobre è stato licenziato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino