MILANO Potrebbero salire a ventisette i casi di morti sospette all’ospedale di Saronno, in provincia di Varese, secondo il nuovo troncone di indagini della procura di Busto...
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IL PROTOCOLLO
La procura sta lavorando, il fascicolo è nelle mani di Fontana e del pm Maria Cristina Ria, per risalire alle terapie somministrate anche a quei pazienti da Cazzaniga, noto in ospedale per il suo «protocollo», come lui stesso lo chiamava, ovvero un cocktail di anestetici in quantitativi potenziante letali. I consulenti dei pm termineranno l’esame tra la fine del mese e l’inizio del nuovo anno e riferiranno se sono emersi altri casi di decessi dubbi. L’ordinanza di custodia cautelare che il 29 novembre di un anno fa portò dietro le sbarre Cazzaniga e la sua amante Laura Taroni, infermiera nello stesso reparto, addebitava al medico quattro morti di malati ricoverati in ospedale e alla coppia l’omicidio del marito della donna, Massimo Guerra. L’avviso di conclusione indagine ha attribuito al medico altri cinque decessi di pazienti in corsia, che sarebbero stati provocati da trattamento farmacologico del «protocollo Cazzaniga». I nuovi casi sarebbero avvenuti tra il 4 gennaio 2011 (giorno in cui muoiono Pierfrancesco Leone Ferrazzi, un malato oncologico, e Giacomo Borghi, un anziano di 88 anni) e il 18 aprile 2013. L’aiuto primario è accusato di avere provocato i cinque esiti letali somministrando per via endovenosa e in rapida successione morfina e dei farmaci anestetici midazolam e propofol. Ma Cazzaniga - assistito dall’avvocato bresciano Ennio Buffoli - ha difeso il suo «protocollo»: «Non avevo intenzione di togliere la vita ai pazienti, è stata una scelta terapeutica per evitare o alleviare le loro sofferenze, che in altri casi si è rivelata efficace».
I FIGLI AFFIDATI AI SERVIZI SOCIALI
Lunedì, nell’udienza preliminare dedicata alle costituzioni delle parti civili, era presente e attento come sempre il dottor Cazzaniga.
Il Mattino