«Schettino quella sera voleva effettivamente fare l'inchinò all'isola del Giglio per fare un piacere al maitre Tievoli, ma non voleva andare così...
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«Ci sono elementi significativi che sulla Costa Concordia ci fu un'attività di sabotaggio: qualcuno aveva manomesso l'ecoscandaglio, elementi del radar e l'allarme visivo» e inoltre «ci sono indizi convergenti di un complotto degli ufficiali ai danni di Schettino al quale omisero di dire che la nave era fuori rotta quando lui prese il comando di notte al buio, in un punto imprecisato di una rotta imprecisato». È questo uno dei punti decisivi dell'arringa dell'avvocato Saverio Senese che difende Francesco Schettino insieme al collega Donato Laino.
A Meta intanto è giallo sull'ex comandante. Secondo alcuni si sarebbe allontanato stamattina all'alba, in compagnia di un parente, pronto a presentarsi in carcere nel caso in cui i giudici dovessero confermare la pena di 16 anni e un mese di reclusione inflittagli dalla Corte d'appello di Firenze a maggio 2016. Una mossa per dribblare fotografi, cameraman e reporter che da stamattina assediano la casa coniugale del marittimo metese e quella del fratello Salvatore? Si vedrà. Anche perché non è detto che, in seguito al verdetto di oggi, per Schettino si aprano le porte del carcere: la Cassazione potrebbe anche annullare la sentenza di secondo grado e rimandare il marittimo metese davanti a una sezione della Corte d'appello diversa da quella che l'ha condannato l'anno scorso. In questo caso Schettino dovrebbe affrontare un nuovo processo col rischio, però, di vedersi infliggere una pena più aspra. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino