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Una «guerriglia per annientare il nemico». Una contrapposizione armata finalizzata a colpire i propri avversari. Parole firmate dallo stesso gip che ha contestualmente revocato gli arresti domiciliari di Antonio Marigliano, il supporter 35enne di Brigata Carolina che era finito agli arresti lunedì notte. Un provvedimento firmato dal giudice per le indagini preliminari Ivana Salvatore, destinato comunque ad accendere il dibattito sugli interventi della magistratura successivi agli scontri dello scorso otto gennaio. In sintesi, da un lato si riconosce la gravità dell'evento accaduto sulla A1, all'altezza della stazione di servizio Badia al Pino, con gli scontri tra teppisti mascherati da tifosi di Napoli e Roma; dall'altro, si sconfessa un intero impianto accusatorio costruito dagli inquirenti nelle ore immediatamente successive le immagini della vergogna di domenica mattina.
Chiaro il ragionamento del gip di Napoli: il principale elemento di prova portato dinanzi al giudice dagli inquirenti non convince. Anzi. Gli elementi raccolti in fase investigativa a carico del presunto teppista di Brigata Carolina sono di segno opposto, in quanto sembrano sostenere la posizione difensiva dello stesso Marigliano. Parliamo del video portato agli atti, quello in cui il 35enne viene riconosciuto dagli inquirenti nel pieno della rissa che si scatena nel corso dell'assalto dei napoletani contro i romanisti.
Non passa la linea dura, dunque, almeno in sede preliminare, si attendono gli esiti di indagini più approfondite, in grado di inchiodare registi e facinorosi alle loro responsabilità. Al momento, resta un discorso di insieme, una sorta di descrizione dello scenario: «Nel provvedimento non si parla degli antefatti e di un'eventuale pianificazione dello scontro, ma viene ricostruita la dinamica di quanto accaduto frutto di un'attività di osservazione della Polizia stradale e della Digos. Secondo quanto si legge dell'ordinanza, nell'area di servizio Badia al Pino i tifosi del Napoli, «tra 250 e 300 persone», sono arrivati a bordo di auto e van intorno alle 11.20. Hanno sostato nella parte esterna dell'area di servizio, senza entrare nei locali commerciali, «come se aspettassero qualcuno». Quando si stava avvicinando l'orario di arrivo di un folto gruppo di tifosi della Roma (che si era precedentemente fermato nell'area di servizio di Montepulciano Est) gli ultras del Napoli si sono coperti il volto con sciarpe e cappelli ed hanno cominciato a raccattare sassi e altri oggetti in strada. Appena è giunto il convoglio romanista è iniziato il lancio di fumogeni, bombe carta, sassi, bottiglie e oggetti vari, provocando l'interruzione del traffico. «A loro volta - si legge nell'ordinanza - i tifosi romanisti, scesi dai veicoli, ponevano in essere condotte analoghe, dando vita a una vera e propria guerriglia tra contrapposte fazioni, nonostante la presenza di pattuglie di Polizia». È iniziata così la contrapposizione, quella raffigurata nei video, che spinge il gip a parlare di una sorta di «guerriglia finalizzata ad annientare il nemico», che - almeno per il momento - non vede alcun responsabile finito in galera.
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