Compiti scaricati on line ma le classi virtuali a Napoli ancora non decollano

Compiti scaricati on line ma le classi virtuali a Napoli ancora non decollano
La scuola italiana ai tempi del coronavirus mostra tutta la sua fragilità ma anche grande spirito organizzativo. Le dirigenti scolastiche si stanno dando da fare per...

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La scuola italiana ai tempi del coronavirus mostra tutta la sua fragilità ma anche grande spirito organizzativo. Le dirigenti scolastiche si stanno dando da fare per colmare quei gap tecnologici e culturali che spesso sono abissali da quartiere a quartiere, aiutano le famiglie in difficoltà che non posseggono strumenti adatti alla didattica a distanza, prestando in comodato d'uso i tablet, e permettono comunicazioni con mezzi personali, come Whatsapp, soprattutto per gli alunni delle scuole primarie che grazie alle video lezioni registrate restano con i docenti, rinforzando un legame necessario in questo momento di difficoltà. Nelle scuole superiori di secondo grado, invece, tutto procede con regolarità ma con due metodi diametralmente opposti: alcuni istituti sono molto ben organizzati con classi virtuali e una didattica a distanza strutturata puntigliosamente; altre sono più indietro, con compiti giornalieri da scaricare dal registro elettronico ed esercizi svolti dagli studenti e caricati allo stesso modo, senza nessuna interazione. Per capire metodi e difficoltà incontrate dalle istituzioni scolastiche, il Miur ha chiesto che i dirigenti inviassero un questionario per effettuare un monitoraggio nazionale sulle modalità di realizzazione e svolgimento della didattica, per pianificare e realizzare ulteriori e specifiche azioni di supporto, possibilmente mirate alle singole necessità riscontrate. Un supporto che si sta già realizzando con le task force degli uffici scolastici regionali attraverso l'Équipe Formativa Territoriale, che ha un referente in ciascuna zona di riferimento, che accompagnano le scuole nella gestione degli strumenti e delle modalità di apprendimento a distanza. Il Miur, inoltre, chiarisce la questione privacy e DaD sottolineando che le istituzioni scolastiche non devono richiedere un ulteriore consenso per effettuare il trattamento dei dati personali (già rilasciato al momento dell'iscrizione) per lo svolgimento della didattica virtuale, mettendo fine alle polemiche di genitori contrari al metodo attuato in questa situazione emergenziale.

 
#LaScuolaNonSiFerma è poi l'hashtag lanciato dal ministero che attraverso i canali social mette in evidenza le esperienze delle scuole messe in atto in questa emergenza. Tra le storie raccontate quella dell'Istituto Tecnico Tecnologico Giordani-Striano di Napoli che si è adoperato subito per fornire agli allievi più bisognosi pc in comodato d'uso gratuito, permettendo così a tutti di non perdere nemmeno un giorno di lezione. Dall'Istituto tecnico per geometri Della Porta-Porzio invece arriva l'appassionante testimonianza di un docente, Alberto Cucinella, che ha tracciato la storia della didattica a distanza partendo da «Non è mai troppo tardi» di Alberto Manzi che alfabetizzò migliaia di italiani, passando per il progetto Rai Sat Nettuno e i corsi universitari a distanza fino alle classi virtuali e il collegio dei docenti in videoconferenza di oggi.


Non mancano le polemiche. Salvatore Pace, dirigente del liceo Pansini, ha voluto sottolineare in una nota che «il lavoro fatto, e che faranno i professori, è del tutto volontario in quanto, a prescindere da quello che dice il Ministero, o la stampa, allo stato attuale il lavoro agile non è riconosciuto dalla legge per i docenti». In molti licei cittadini c'è anche ci ha preferito non usare la video lezione ma continuare a usare Classroom, Argo ScuolaNext o perfino podcast. Tra questi, gran parte dei docenti del liceo Umberto I, infatti, esprimono la loro perplessità sulla didattica a distanza attraverso videolezioni da casa. Parlano di imposizione massiva nell'utilizzo di piattaforme e violazione della privacy, chiarendo così l'uso del registro elettronico come mezzo divulgativo. La dirigente del liceo Alberti Silvia Parigi invece ha stabilito una didattica a distanza con finestre orarie, per garantire la stabilità della connessione e non accavallare diverse discipline, raccomandandosi che venga stabilito un «contatto visivo, seppure limitato, con gli studenti» durante le videolezioni.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino