Senato a Fi, Camera a M5S: salgono le quotazioni di Bernini e Fico

Senato a Fi, Camera a M5S: salgono le quotazioni di Bernini e Fico
Berlusconi, Salvini e Meloni offrono un patto a M5s sull'elezione dei presidenti delle Camere: riconoscimento pieno al Movimento in quanto «primo gruppo...

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Berlusconi, Salvini e Meloni offrono un patto a M5s sull'elezione dei presidenti delle Camere: riconoscimento pieno al Movimento in quanto «primo gruppo parlamentare», con la possibilità di convergere sul nome dei pentastellati per Montecitorio (Fico sempre in pole position) ma la guida di palazzo Madama deve essere assegnata ad un esponente di centrodestra. Una apertura per chiudere il cerchio su un metodo condiviso. Il problema però è chi dovrà essere il candidato al Senato: Forza Italia insiste su Romani, M5s lo boccia, «no condannati dalla giustizia o indagati». E il leader del Carroccio non fa una piega: «I nomi devono essere accettati da tutti». Un modo per sbarrare la strada al capogruppo azzurro, soprannominato da qualche leghista come «l'ultimo dei Nazareni», in quanto troppo dialogante con i dem.

 
Il Pd al Senato non ha mai nascosto di poterlo votare, ma il no dei grillini è netto. Il centrodestra ha proposto ai gruppi parlamentari con una nota diramata dopo il vertice dei leader a palazzo Grazioli all'ora di pranzo «un comune percorso istituzionale». Un tentativo di trovare subito un accordo, ma anche una soluzione, suggerita proprio da Salvini, per far emergere la posizione dei grillini su Romani. Forza Italia in realtà ha messo sul tavolo una rosa di nomi, comprendente Annamaria Bernini e Elisabetta Casellati. Nel gioco di veti a scrutinio segreto potrebbe spuntarla una delle due donne. «Ma il problema fanno sapere da FI è di principio. O c'è un accordo complessivo vero, oppure ognuno va per la sua strada». Ecco perché il partito azzurro intanto continua a confrontarsi con il Pd.

Brunetta e Romani ieri hanno visto Guerini mentre Berlusconi ha fatto inserire nel documento la necessità che «in ciascun ramo del Parlamento» ci sia «un vicepresidente a ogni gruppo parlamentare che non esprima il presidente». Un invito al confronto però che non è stato accolto né dal Pd né dal M5s. Risposta secca di Martina: non ci sono i margini. «Il Pd il commento del Nazareno - non può partecipare a incontri i cui esiti sono già scritti. Se c'è già un accordo sulle presidenze da parte di qualcuno è bene che chi l'ha fatto se ne assuma tutta la responsabilità». Del resto Salvini con i leghisti riuniti al Senato è stato categorico: «Nessuna intesa con Renzi e i suoi».


Nel vertice del centrodestra si è deciso anche di dare l'ok alla candidatura di Fedriga in Friuli, si è ipotizzato il nome dell'azzurro Cirio per le elezioni dell'anno prossimo in Piemonte ma soprattutto si è concordato che la partita sulle presidenze delle Camere deve essere slegata da quella sul governo. È la linea Salvini, al quale Berlusconi e Meloni hanno ribadito fiducia sulla candidatura a premier ma hanno anche espresso i dubbi sulla possibilità di un'intesa di programma con M5s. La strategia è quella di rimarcare pubblicamente la compattezza del centrodestra. «Si parte da chi ha preso due milioni in più», ribadisce Salvini. Le tensioni nella coalizione però ci sono anche se sotto traccia. Salvini ritiene che FI debba fare un passo indietro su Romani, visto il rischio di uno scontro con M5s. Il Cavaliere e la Meloni vanno avanti, alimentando i sospetti del segretario del Carroccio. Nella nota al termine del vertice si parla dei «leader del centrodestra», il riconoscimento pieno a Salvini non c'è. Tanto che quest'ultimo con i senatori ci ha pure scherzato su: «Bisogna stare attenti anche ai comunicati...». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino