Servizi sociali, cancellati i tagli ai diritti dei meridionali: alla Campania più 47 milioni

Servizi sociali, cancellati i tagli ai diritti dei meridionali: alla Campania più 47 milioni
Sono soldi in più, certo. Ma è, soprattutto, un orrore in meno. Sparisce finalmente la «variabile dummy» sui servizi sociali in base alla quale prima si...

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Sono soldi in più, certo. Ma è, soprattutto, un orrore in meno. Sparisce finalmente la «variabile dummy» sui servizi sociali in base alla quale prima si misurava comune per comune il disagio sociale (quanti disabili? quanti anziani non autosufficienti?) e poi si alzava o tagliava il risultato in base alla regione di residenza. Sei emiliano? Ti tocca di più. Sei campano, calabrese o molisano? Ti spetta meno.


Tale regola perversa, un vero e proprio orrore del federalismo all'italiana, è stata introdotta nel 2017 dalla Commissione tecnica fabbisogni standard (Ctfs) per assegnare a ciascun comune i fabbisogni per i servizi sociali ricalcando il più possibile la spesa storica: chi aveva speso di più in passato, avrebbe avuto più diritti anche per il futuro, calpestando lettera e spirito della Costituzione sull'uguaglianza dei cittadini.


Adesso si cambia e si entra in un sistema dove la famiglia con un disabile o con un anziano non autosufficiente va aiutata senza chiedersi se è residente in Campania o Calabria. Le nuove regole entrano in vigore quest'anno, tuttavia l'applicazione sarà graduale a causa di altre storture del federalismo fiscale (come il target perequativo «integrale al 45,8%») per cui si andrà a regime soltanto nel 2030, con un vantaggio per il Mezzogiorno di 650 milioni di euro.


Ma già il conteggio del 2021, pur con un impatto parziale, porta incrementi dei fabbisogni riconosciuti per il sociale che in media in Campania è del 12%, con maggiori contributi di 47 milioni. Sono 200 i comuni campani per i quali il nuovo conteggio vale almeno il 20%, mentre il record del recupero spetta a Casal Velino che passa da 246mila a 361mila con un aumento del fabbisogno riconosciuto del 47% solo il primo anno. In valore assoluto, incrementi milionari si registrano a Giugliano e a Napoli, mentre al terzo posto c'è Casoria con 921mila euro in più rispetto alla stessa voce del 2020. Nessun Comune perde, né al Nord né al Sud, perché il Fondo di solidarietà comunale è stato rimpolpato con un finanziamento statale, che crescerà progressivamente fino al 2030.


A spiegare la novità è stata la viceministra dell'Economia Laura Castelli che, in un video postato su Facebook ha annunciato: «È fatta. Si supera finalmente la spesa storica e da oggi rendiamo tutti i comuni più uguali, assicurando le stesse risorse e gli stessi servizi ai cittadini indipendentemente dall'area geografica in cui vivono». Un lavoro di anni, come ricorda la stessa esponente dei Cinquestelle, e che ha preso le mosse proprio sulle colonne di questo quotidiano, con la prima denuncia degli effetti del federalismo sui servizi sociali il 15 giugno 2018, tre anni fa. È poi seguita, a ottobre 2018, la pubblicazione del saggio-inchiesta Zero al Sud, nel quale si invitavano i sindaci a fare ricorso. A muoversi a fine 2018 è stato Michele Conia, primo cittadino di Cinquefrondi, sull'Aspromonte, che ieri ha commentato: «Chi si agita, vince».

Nella primavera del 2019 è stata Micaela Fanelli, ex sindaca di Riccia e consigliera regionale del Molise, a organizzare ricorsi coordinando oltre sessanta comuni. Nel frattempo c'è stato il cambio di presidenza alla Ctfs: dopo le dimissioni per sopraggiunto ingresso in Parlamento di Luigi Marattin - l'ideatore delle variabili dummy, oggi presidente commissione Finanze alla Camera - c'è stata una lunga vacatio fino alla nomina di Giampaolo Arachi, che a partire dal giugno 2019 ha iniziato a correggere le storture del federalismo, come i diritti zero sugli asili nido. A novembre 2019 il silenzio dell'informazione nazionale è stato rotto da Report, con un'inchiesta di Manuele Bonaccorsi che ha svelato proprio le cifre delle «variabili dummy» sui servizi sociali: il valore di base per i servizi sociali è di 67,56 euro per residente tuttavia se si vive in Emilia Romagna si riceve un bonus di 11 euro quindi si sale a 78 e mezzo mentre in Calabria si scende di 31 euro a 36 e mezzo. E, addirittura, in Campania il taglio per la «variabile dummy» è di quasi 35 euro per cui il diritto è più che dimezzato rispetto al valore standard: 32,61 euro.


Per quattro anni quindi, dal 2017 al 2020, l'Italia ha assegnato i diritti ai deboli con una palese discriminazione territoriale e continuerà a farlo, sia pure in misura via via meno accentuata, per il decennio in corso fino al 2030. E altre storture del federalismo fiscale sono lì. La più clamorosa è il riconoscimento del diritto alla mensa scolastica in base alla presenza in passato di mensa scolastica o di altri servizi accessori del settore dell'istruzione. Ancora nel 2021, allo studente delle scuole di Reggio Emilia è riconosciuto il diritto, da garantire con i soldi del Fondo di solidarietà comunale, non solo alle mense scolastiche ma alle vacanze estive pagate dal comune; mentre lo studente di una scuola di Reggio Calabria si deve accontentare di una mensa, forse, a giorni alterni. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino