Sottosegretari, la faida M5S: «Non siamo un ufficio di collocamento»

Sottosegretari, la faida M5S: «Non siamo un ufficio di collocamento»
Da Palazzo Chigi aprono le braccia: «Di sicuro giovedì (domani ndr) ci sarà il consiglio dei ministri, per i sottosegretari vediamo e aspettiamo». Dal...

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Da Palazzo Chigi aprono le braccia: «Di sicuro giovedì (domani ndr) ci sarà il consiglio dei ministri, per i sottosegretari vediamo e aspettiamo». Dal Pd, partito dalle mille correnti, commentano con perfidia: «Attendiamo i metodi democratici del M5S: noi ci siamo». Ecco, il punto è proprio questo. Tra i grillini è in corso una guerra stellare per chi dovrà entrare nel governo. Si susseguono riunioni, annullate e poi notturne, si favoleggia di urla e scontri interni. Le cordate si muovono e poi si accapigliano. Il premier Giuseppe Conte osserva, per il momento ancora con pazienza. Anche se si limita a dire sulle nomine di sottogoverno: «Faremo il prima possibile». Messaggio ai grillini: sbrigatevi.


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LE TENSIONI
Il nodo che riguarda Conte più direttamente è quello di Roberto Chieppa: il segretario generale non affiancherà Riccardo Fraccaro, che rimarrà l'unico sottosegretario a Chigi. Ieri durante un colloquio, il presidente del Consiglio ha avuto dall'ex ministro M5S «rassicurazioni» sul fatto che cercherà di essere «equidistante». Un modo per non scatenare le tensioni del Pd, che dunque non ha un vicepremier né un uomo a Chigi.
La partita in generale è molto complessa. Al momento l'unica certezza riguarda Simone Valente (allo Sport, in compagnia della dem Patrizia Prestipino). Per il resto si litiga allegramente su tutto. Lo scontro è per la poltrona di viceministro al Mef. Se il Pd ha deciso di puntare su Antonio Misiani, il M5S è diviso sull'opzione Laura Castelli (sarebbe una riconferma) o Stefano Buffagni (grande escluso: per lui c'è anche la strada di numero due al Mise con Patuanelli).
Ci sono però anche i big scontenti da calmare con un «ruolo strategico». La prima è Barbara Lezzi: l'ex titolare del Sud adesso è in corsa per il ruolo di viceministro al Lavoro. Ma chi la conosce assicura: «Potrebbero esserci sorprese ancora più grandi».
Discorso diverso per Danilo Toninelli che ha preso male il trattamento ricevuto dai vertici M5S: non è stato avvisato della defenestrazione ai Trasporti nemmeno con un messaggio. Tanto fosse nell'aria. Adesso per farlo rientrare Di Maio gli fa arrivare questo messaggio: Danilo dica dove vuole andare. Ma «Danilo» non ne vuol sapere: «Sto bene in Senato, sto prendendo dimestichezza con l'aula». Gli passerà? Non si sa. C'è il rischio che l'ex ministro dei Trasporti saldi il suo malessere con quello di Alessandro Di Battista che al momento si morde la lingua sull'esperienza giallorossa.
Ma ecco che spunta, o meglio ritorna, anche Elisabetta Trenta come possibile sottosegretario all'Interno: il nome dell'ex titolare della Difesa fa parte della rosa dei cinque che i presidenti di commissione devono dare a Di Maio. Altro big in attesa: Nicola Morra. Il presidente dell'Antimafia è stato nel toto-ministri fino all'ultimo, salvo uscirne. E adesso è corteggiato, ma lui fiero risponde: «Rimango dove sto». La tensione è alta e ci sono già gli ammutinamenti. «Il Movimento non è un ufficio di collocamento», avvertono con una nota congiunta Marta Grande, Filippo Gallinella, Carla Ruocco, Giuseppe Brescia, Marialucia Lorefice, Gianluca Rizzo e Luigi Gallo, invitando a scegliere «le figure migliori del gruppo e non solo». Tipo Filippo Nogarin, ex sindaco di Livorno e non eletto alle ultime Europee? Sì, gira anche il suo nome.
Di sicuro, i presidenti di commissione dovranno rimanere a fare il loro lavoro, niente governo, così ha deciso Di Maio. Il tempo è tiranno, però. E mancano tante caselle: vanno indicati 42 sottosegretari. Ai Cinque stelle ne andrebbero tra i 22 e i 23, al Pd tra i 17 e i 18, a Leu 1 o forse 2.

Nel frattempo c'è chi aspetta e chi spera. Pierpaolo Sileri è in rampa di lancio alla Sanità («Sono il nipote di Mario Brega: quindi sono comunista così anche io», si prende in giro il presidente di commissione) Gianluca Gaetti all'Interno, Francesco D'Uva alla Cultura, sono alcuni degli altri nomi che circolano tra i 5s. In casa Pd si citano Luigi Marattin a un ministero economico, Gian Paolo Manzella all'Energia, Roberto Morassut agli Enti locali, Lia Quartapelle agli Esteri con il pentastellato Manlio Di Stefano. Ma oggi è un altro giorno.
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Il Mattino