Sposati per 69 anni, Giuseppe e Livia muoiono a cinquanta minuti di distanza

Giuseppe e Livia Fortuna
Si sono amati per 69 anni. Tutti i giorni fino alla fine, fino a quando Giuseppe non è morto e Livia, non potendo accettare una vita senza di lui, si è lasciata andare appena 50...

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Si sono amati per 69 anni. Tutti i giorni fino alla fine, fino a quando Giuseppe non è morto e Livia, non potendo accettare una vita senza di lui, si è lasciata andare appena 50 minuti dopo l'ultimo viaggio dell'amore della sua vita.








Giuseppe Fortuna, 91 anni, e Livia, 86, di origini italiane e trapiantati negli Stati Uniti, si erano innamorati alla follia all'ombra del Cupolone. Un corteggiamento serrato per le vie della Capitale, poi il matrimonio nel giugno del 1945: lei 16 anni, di Roma, lui 21, di Minturno, e un amore coronato dalla nascita di quattro bambini. Un bar e un ristorante in Toscana e un sogno americano da realizzare. E così nel 1960, con i figli Giuliana, Angela e Steve (John sarebbe nato in seguito negli States) hanno attraversato l'Atlantico a bordo di un vaporetto e si sono stabilizzati a Stamford negli Usa, in una casa a pochi chilometri da quella della sorella di Giuseppe.



Un amore puro puntellato di simpatici siparietti quotidiani e un matrimonio tutt'altro che noioso.

«Mio padre era un purosangue italiano e pretendeva di comandare dentro casa – ha raccontato la figlia Giuliana – Mia madre era la classica donna alla quale non piaceva sentirsi dire cosa dovesse fare. Litigavano e urlavano tutto il giorno e trenta secondi dopo facevano pace. Era il loro modo di amarsi e gli piaceva ritrovarsi alla fine di ogni baruffa».



Una vita insieme lontani dall'Italia, una coppia inseparabile anche nel momento della malattia: da un anno Giuseppe e Livia condividevano una stanza alla Smith House, una casa di cura. L'uomo soffriva di demenza e aveva un cancro, la moglie era affetta da una malattia polmonare cronica.

A novembre, Giuseppe, che era rinomato per essere un buongustaio e per non saper rinunciare a pasta e vino, ha improvvisamente perso l'appetito e la sua salute è rapidamente peggiorata fino a sabato scorso quando ha chiuso gli occhi per sempre.



«Ero al telefono con mia madre quando ho sentito un gran trambusto – ha raccontato la figlia Angela – Mi ha detto che i medici correvano verso la stanza di mio padre e poi ha lasciato il telefono. Poco dopo un infermiere ha preso la cornetta e mi ha comunicato che mio padre se ne stava andando». Qualche istante dopo l'uomo è morto tra le lacrime e le urla di Livia che continuava a invocare il suo nome in una nenia disperata.



«Mia madre non mi voleva parlare – ha continuato Angela, che vive ad Atlanta – Le ho detto di essere forte. Avevo perso mio padre, non volevo perdere pure lei». Ma dall'altra parte c'era solo il silenzio rotto dalle lacrime. Meno di un'ora dopo gli infermieri hanno ricontattato la figlia perché Livia non stava bene. «Mi hanno richiamato dalla casa di cura e mi hanno passato mia madre – ha detto Angela – Le ho ripetuto di essere forte». Poi la donna ha fatto cadere il telefono sul letto e ha chiuso gli occhi. «Ho sentito qualcuno che ripeteva “Livia! Livia!” e un'infermiera che urlava di chiamare il 911». Venti minuti dopo Livia se n'è andata, cinquanta minuti dopo la morte del marito.



«È l'epilogo della loro storia d'amore – ha detto il figlio John – Doveva seguirlo. Non potevano vivere l'uno senza l'altro. So che stanno bene. Sempre insieme, ovunque siano». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino