Se la situazione non fosse tragica, la metafora dal calcio calzerebbe a pennello: Italia-Germania 1-0. Per quattro giorni, dopo l’attentato terroristico a un mercatino di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il terrorista, di cui si è accertato con sicurezza che era affiliato dell’Isis, si era lanciato lunedì sera alla guida di un tir con targa polacca a tutta velocità contro il più famoso mercatino di Berlino ovest davanti alla Chiesa della Memoria, falciando decine di persone: 12 i morti, compreso il conducente polacco del camion, e oltre 50 feriti, il tragico bilancio. Cominciavano le indagini: la polizia del Land di Berlino, la polizia criminale federale, la procura federale, ministeri degli interni regionale, federale, cancelleria, tutti i vertici dello Stato mobilitati. Una lunga processione di intoppi, leggerezze, conflitti burocratici e falle gigantesche nella macchina della sicurezza venivano alla luce. Prima si dà la caccia a un pachistano che risulta assolutamente estraneo ai fatti. Poi si scoprono indizi importanti con grave ritardo perché per 24 ore il tir era stato sigillato. Finalmente, quando entra nel camion, la polizia assicura poco alla volta le impronte del presunto autore e trova anche sotto un sedile un documento da cui risale all’identità e al particolare che era un profugo “tollerato” in Germania. Era entrato nel 2015 proveniente dall’Italia.
Continua a leggere sul Mattino Digital Leggi l'articolo completo su
Il Mattino