Strage di Corinaldo, il rapinatore dello spray figlio del boss dei Casalesi

Strage di Corinaldo, il rapinatore dello spray figlio del boss dei Casalesi
Il regista della banda di Corinaldo, il ragazzo delle impronte sulla bomboletta spray al peperoncino, Ugo Di Puorto, è il figlio di un boss di alto rango dei Casalesi,...

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Il regista della banda di Corinaldo, il ragazzo delle impronte sulla bomboletta spray al peperoncino, Ugo Di Puorto, è il figlio di un boss di alto rango dei Casalesi, Sigismondo, di San Cipriano d’Aversa, in carcere dal 2010. Il papà era terzo in linea di successione ai padrini Sandokan e Zagaria. Il figlio è cresciuto al Nord. Ma da sempre Ugo ha avuto un tarlo nella testa. Il padre, nel male più che nel bene, è stato punto di riferimento, anche se i contatti con la terra d’origine sono stati pochi. 


 

«La lontananza mi fa capire solo quanto ti vorrei vicino a me e mi rende forte e orgoglioso di te perché papà come te nascono una volta ogni 100 anni e soprattutto a testa alta come sempre!». È uno dei tanti post che ha pubblicato Ugo Di Puorto, 19 anni, (è Hugo, sul suo profilo social) - figlio dell’ex latitante dei Casalesi, Sigismondo, detto Sergio -. Nella discoteca Lanterna Azzurra, a dicembre morirono sei persone travolte dalla calca, dopo che la banda spruzzò dello spray urticante per rubare catenine e tutto ciò che riuscivano a prendersi, durante un concerto di Sfera Ebbasta. Di Puorto, è stato arrestato insieme ad altri quattro giovani tra cui il cugino Raffaele Mormone. Cinque italiani, un marocchino, un tunisino, quasi tutti con qualche precedente di droga, furto e reati contro il patrimonio. Residenti nel Modenese, fra San Prospero, Castelnuovo Rangone, Castelfranco Emilia, San Cesario. 
Sul suo profilo social-net dove si fa chiamare Hugo, ha come immagine di copertina l’acronimo Acab, «All cops are bastards», tutti i poliziotti sono bastardi. Concetto che rimarca anche in altri post: «Sbirri figli di p...». Senza un vero e proprio lavoro, si presenta con abbigliamento griffato e aspetto curato. Ugo Di Puorto spicca nel gruppo di arrestati anche perché figlio del boss dei casalesi Sigismondo Di Puorto, un nome che nel modenese ha lasciato il segno. Per anni Di Puorto senior ha vissuto a San Prospero assieme alla famiglia ed era considerato il referente del clan dei Casalesi per la zona di Modena, con base nel «triangolo» della camorra San Prospero, Bastiglia e Nonantola. 

Quando furono arrestati i boss Raffaele Diana e il figlio di Francesco Schiavone detto Sandokan, Di Puorto diventò il naturale erede del clan con il supporto operativo di Alfonso Perrone. Poi la fuga verso l’agro aversano dopo essere sfuggito a un blitz a marzo 2010 nell’ambito di un’inchiesta battezzata proprio «San Cipriano». Ugo Di Puorto, durante la latitanza del padre, è cresciuto a San Prospero assieme alla madre e ai parenti e ha cominciato a commettere i primi reati fino a beccarsi alcune denunce, una per furto in abitazione e un furto con strappo. 
Secondo gli investigatori non c’era un leader ma Ugo Di Puorto, il più giovane del branco, aveva molta influenza su tutti gli altri. È emerso che è stata una bomboletta di spray urticante trovata dai carabinieri sul pavimento della discoteca di Corinaldo, la sera in cui morirono sei persone schiacciate nella calca, ad incastrarlo. Sulla bomboletta c’erano le sue impronte ed essendo già stato schedato dai carabinieri per due furti, è stata schiacciante come prova. 


Di Puorto senior, prima di sfuggire al blitz, spadroneggiava nel quartier generale che si trovava in un garage a Nonantola, in provincia di Modena dove gli affiliati si incontravano. La loro specializzazione era il racket ai titolari dei night club del modenese. Tre le vittime, ristoratori, piccoli imprenditori edili o titolari di locali notturni ai quali veniva chiesto il ‘pizzo’, con versamenti che variavano da tremila a 30 mila euro. In altri casi chiedevano favori come l’assunzione, da parte di un ristorante del Modenese, delle loro compagne dell’est in avanzato stato di gravidanza e esclusivamente per beneficiare poi dell’indennità di disoccupazione. In discoteche o night, invece, chiedevano tavoli con champagne per dimostrare il loro ruolo sociale.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino